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Atei non si nasce...

Ultimo Aggiornamento: 01/11/2011 14:16
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Sesso: Femminile
12/10/2011 10:17
 
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Re: Re:
Cristianalibera, 12/10/2011 09.39:



Ma di questo ne abbiamo già parlato è ovvio che l'uomo viene influenzato da ciò che lo circonda insegnamenti dai genitori, tutori, religiosi ecc, ma dunque che dire degli uomini "primitivi" che hanno cominciato ad adorare divinità multiple per poi finire al monoteismo ( non tutti),...?
Quale inculcamento costoro hanno avuto?

PS:
La questione della prenascità non l'ho tirato io in ballo ma qualcun'altro... eccoci [SM=g2482664]






Di certo non si sono svegliati una mattina con la folgorazione che esiste un solo Dio. Anzi, il passaggio al monoteismo è stato spesso traumatico e imposto dall'alto con scopi ben precisi. Come questo:

Il monoteismo di Akhenaton

Nel corso del Nuovo Regno si registra in Egitto un evento di straordinaria importanza, vale a dire il tentativo da parte di un faraone di introdurre il monoteismo nel paese, tentativo che finirà, come vedremo, in un fallimento. Qui di seguito cercheremo di capire le ragioni di questo tentativo e del suo epilogo fallimentare.
Dopo le conquiste di Thutmosi III, l’Egitto è divenuto un impero multinazionale ed è forse la maggiore potenza della Fertile Mezzaluna. La sua estensione e complessità sociali sono tali che dopo il 1500, si ritiene necessario dividere il paese in due visirati, per l’Alto e il Basso Egitto (Schlögl 2005: 17). Al tempo stesso, il faraone è forse l’uomo più potente della Terra. Egli però non può esercitare direttamente il suo potere, ma lo può fare solo attraverso l’intermediazione di collaboratori, fra i quali spiccano i due visir e il sommo sacerdote del dio Ammone. Questa situazione potrebbe essere vista da un faraone come una macchia, per non dire un’insidia, per il monolitismo del suo potere, e può essere indicata come una delle cause del tentativo di introdurre il monoteismo operato da Amenofi IV (1364-1347 a.C.).
In effetti, la logica monoteista si presta ad un accentramento estremo del potere politico nelle mani di un uomo solo. Il principio è semplice: così come c’è un unico potere in cielo, allo stesso modo ci dev’essere un unico potere in terra, ed è il potere del faraone. In realtà, il tentativo di imporre il monoteismo da parte di Amenofi IV si inserisce all’interno di una lotta intentata dal faraone, soprattutto contro i sacerdoti di Ammone, per affermare il monopolio del potere politico.
Un’altra importante causa in grado di spiegare la svolta monoteistica di Amenofi IV va sicuramente individuata nella personalità dello stesso faraone, che è caratterizzata da una spiccata sensibilità e intelligenza, ma anche da una profonda fede religiosa, al limite del misticismo, e fa di lui un idealista e sognatore, assai lontano dall’uomo d’azione che era stato Thutmosi III. Secondo Jan Assmann, ad Amenofi IV “spetta di diritto un posto non soltanto tra i fondatori di religioni quali Mosè, Gesù e Maometto, ma anche fra le menti più illuminate che abbiano mai investigato il mondo della fisica come Talete, Anassimandro, Tolomeo, Newton e Einstein” (2000: 262). Ebbene, Amenofi IV è fermamente convinto che esista un solo dio, che egli individua in Aton, il dio sole. Benché sia raffigurato con la forma di un cerchio da cui si dipartono i raggi che inondano di luce la terra, in realtà Aton non è “il Sole nella sua essenza fisica, ma «la potenza che ha creato il Sole stesso: il dio creatore e protettore del mondo»” (Bramini 2006: 71).
Le intenzioni del faraone sono tanto serie da indurlo a cambiare il proprio nome in Akhenaton, che vuol dire «Colui che è utile ad Aton». Egli fa distruggere tutte le immagini degli dèi, Ammone e Osiride compresi, insieme ai loro nomi, chiude i templi e confisca i loro patrimoni, perfino fa cancellare i nomi delle divinità dovunque si trovino. Nello stesso tempo abolisce la forma plurale del nome «dio» e dà ordine di erigere in tempi rapidi nuovi templi ad Aton e di costruisce una nuova capitale ad El-Amarna (per tale ragione il regno di Akhenaton verrà ricordato anche come periodo amarniano), proprio nel bel mezzo del paese, tra Alto e Basso Egitto, e la chiama Akhetaton. Infine, rinnova i quadri amministrativi dello Stato sostituendo i vecchi funzionari con persone alle quali viene richiesto come requisito essenziale l’avere abbracciato la nuova fede. Ne risulta un forte accentramento del potere nelle mani del faraone, che ora si serve dell’esercito per sopperire all’assenza dei precedenti funzionari nella riscossione dei tributi. Le ingenti spese necessarie per la costruzione di Akhetaton e dei nuovi templi finiscono per prosciugare le casse dello Stato e si riveleranno una delle cause del fallimento del progetto di Akhenaton.
Ma il monoteismo ha almeno tre importanti ostacoli dinanzi a sé, ossia i sacerdoti, gli intellettuali e il popolo: molti sacerdoti, specie quelli di Ammone, che sono i più potenti del paese, non vedono di buon occhio la nuova religione, che riduce le entrate dei loro templi e a causa della quale temono di scomparire; gli intellettuali fanno fatica ad accettare una religione che rompe brutalmente con una tradizione millenaria; da parte sua, il popolo si rivela incapace di comprendere una religione astratta, priva di miti e di valori morali. Per di più, il monoteismo va contro una consolidata tradizione di stampo nazionalista che pone l’Egitto al di sopra delle altre nazioni, e anche per questo risulta difficilmente comprensibile e accettabile per la maggioranza degli egiziani. In effetti, l’idea di un dio universale, la cui protezione si estende a tutti gli uomini, mette in discussione questo sentimento nazionalistico, che è ormai profondamente radicato fra le masse. Ammettere un solo dio per tutti gli uomini significa porre la Nubia e la Siria, ma anche le popolazioni nomadi di infimo rango, sullo stesso piano dell’Egitto, significa cioè ammettere la fratellanza universale di tutti i popoli, e questa mentalità è del tutto estranea agli egiziani.
A questo quadro, che è già molto problematico, va aggiunto il fatto che il faraone lascia, alla sua morte, una situazione turbolenta, sia all’interno, dove, in assenza di figli maschi del faraone stesso, si accende una lotta per la successione e si apre un periodo di anarchia, sia all’esterno, dove i rapporti col re ittita Suppiluliuma peggiorano di lì a poco (Schlögl 2005: 84). Di questa situazione sanno approfittare i sacerdoti di Ammone, che entrano in agitazione contro la religione di Aton. Questo stato di crisi termina otto anni dopo la morte di Akhenaton con l’estinzione della XVIII dinastia e la cancellazione delle opere e della memoria del faraone «eretico».
La religione di Aton però non scompare del tutto, ma lascia “tracce, anche profonde, nella vita del Paese” (Cimmino 1987: 362). Infatti, il monoteismo verrà in qualche modo ripreso da Mosè, mezzo secolo dopo la morte di Akhenaton, e andrà a costituire il tratto specifico del popolo ebraico.

Bibliografia citata
Assmann J., Mosè l’egizio, Adelphi, Milano 2000 [1997].
Bramini A., Akhenaton il faraone maledetto, Falzea Editore, Reggio Calabria, 2006.
Cimmino F., Akhenaton e Nefertiti, Rusconi, Milano 1987.
Schlögl H.A., L’antico Egitto, Il Mulino, Bologna 2005 [2003].

storiaepolitica.forumfree.it/?t=57870509



Io l'avevo già letta nei miei libri, questa cosa, ho trovato un riassunto semplice e completo.

E poi non dimenticate quella tribù dove il missionario voleva andare a predicare Dio e Gesù e quelli non ne vollero sapere, tanto da farlo diventare ateo. A loro non li aveva inculcati nessuno. E molti popoli divenuti Cristiani e monoteisti lo sono divenuti a causa dell'opera spesso violenta dei missionari che li hanno costretti alla conversione. Non credo che nel cambio ci abbiano guadagnato.

[Modificato da kelly70 12/10/2011 10:18]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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Le religioni dividono. L'ateismo unisce


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