Affetto corrisposto... e lo sai.
Ma una cosa ti faccio notare. Sicuramente non è intenzionale, ma quando dici 'non ti si può obbligare a credere per forza' è implicito che il credere sia la condizione normale... mentre il non credere non lo sia.
Invece forse è vero il contrario. Pensaci: tante religioni per tanti uomini... religioni che variano col clima, con le latidudini... forse gli uomini non sono tutti ugualmente figli di un dio? Perché quel dio (che ciascuno crede il vero dio) non è stato capace di dare a tutti la stessa informazione di se? Non trovi strano che ogni religione abbia pene diverse per peccati uguali. Eppoi: ciascun dio si farebbe il tuo maxi processo alla fine del mondo? oppure si metterebbero d'accordo per formare una commissione paritetica?
Mena, sei tu che credi l'incredibile e il fatto che siano la maggioranza a credere non prova affatto che dio c'è. Prova invece che la religione è un fatto mentale comune alla specie umana, che si estrinseca in modi diversi (Islam cattolicesimo, buddhismo ec ecc).
Io non ti dico di non credere... anche perché come hai detto, ti hanno inculcato la religione. Anche e me la inculcarono, ma io ad un certo punto ho messo in moto il ragionamento critico e piano piano ho smantellato quell' orribile castello di falsità.
Vedi, molti dicono: credo in dio ma non nella Chiesa. Questa è una forma distorta di credere. Cioè si capisce che la Chiesa mente, ma il bisogno di credere supera anche il rifiuto di chi gestisce la religione ufficiale.
Dentro ogni uomo c'è un sentimento di fraternità e di solidarietà e a questo sentimento viene data valenza di fede in dio. Ma per essere buoni, speranzosi, sinceri, leali, umili, solidali coi più deboli dio non serve affatto. Io per esempio sono buonissimo eppure non sono credente. Sennò nessun cattolico sarebbe cattivo. Dio è solo la nostra personalissima coscienza. Nient'altro... per fortuna!
Mena, sei donna donna giovane e vivi in una terra di grande fede, questo fa di te una cattolica resistente ad ogni infiltrazione atea. Vivi pure serenamente la tua fede e speriamo che la vita non ti ponga mai di fronte al dubbio. Diventare atei e doloroso, difficile. E' una strada irta di dubbi, ripensamenti, voglia di lasciarsi andare alla fede, che male alla salute non fa. Si diventa atei non per odio verso dio, ma per la caduta della benda che la Chiesa ci ha messo sugli occhi da piccoli. Eppoi i primi dubbi, subito fugati, che poi ritornano insistentemente; la voglia di rafforzare la fede per paura di sentirci orfani di qualcosa; vedere che ogni sforzo per conoscere dio in realtà lo fa sfumare, e di fronte agli occhi della coscienza si apre il vuoto; capire che dio siamo noi, la nostra umanità, la nostra intelligenza, la nostra felicità di vivere. Sul principio si crede che senza dio si soffra di più quando il mondo ci crolla addosso... mentre invece dopo si affrontano meglio le sciagure alle quali si da la vera valenza che hanno. Valenza che si chiama circostanza fortuita, caso, errore di valutazione, irresponsabilità, leggerezza di comportamento.
E allora poi si è liberi. Io sono io, e non Ben che appartiene a un dio che forse lo ama e forse no. E quando starò per morire (se me ne accorgerò) potrò dire: sono stato artefice di me stesso del mio destino, delle mie fortune, delle mie disgrazie, libero.