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Ultimo Aggiornamento: 16/09/2010 01:29
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12/07/2010 15:43
 
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Quando chiamiamo Dio il nostro bisogno di sperare
Se la Religione, tutte le relizioni, rimangono nelle coscienze malgrado che la Scienza (che non c'era quando le religioni sono nate, intorno a 2000 e più anni orsono) ne demolisca i fondamentali è evidente che soddisfano un bisogno. Un bisogno così forte da superare ogni possibile obiezione che salga dal di dentro dell' individuo.

Non è solo la reazione alla paura della morte il motivo per cui gli individui credono, ma anche la speranza nella benevolenza di un' Entità che possa in qualche modo aver pietà di noi e modificare a nostro favore il destino.

E il caso a cui ha alluso Mena.

Una madre per il figlio, un figlio per la madre... ma anche una persona sull'orlo del tracollo a cui una vincita seppur modesta potrebbe consentire di superare il momento drammatico. Sono questi i momenti in cui il cuore ha bisogno di credere. Sicuramente avere la possibilità nel momento della imminente tragedia di sperare in una divinità che si muova a compassione è salvifico.

E magari accade -guarda caso- che il 'miracolo' avvenga. A questo punto la persona 'miracolata' affermerà senza più ombra alcuna di dubbio che Dio c'è.

Magari e ovviamente quella persona non pensa che mentre a lei il 'miracolo' accadeva a milioni di persone nelle stesse condizioni e nello stesso momento non accadeva, e il destino infame portava a compimento la tragedia.

Io sono un uomo debole e avanti con l' età e in passato ho avuto un problema che poteva sconvolgere la mia vita e quella della mia famiglia ancora non in grado di difendersi. Ammetto di essermi rivolto alla memoria di mia madre morta da poco e a Padre Pio non tanto per una preghiera che sapevo falsa e opportunistica, ma per riuscire a trovare in me la stessa forza che riconoscevo loro quando erano in vita. Mia madre per difendere la mia vita è stata una tigre e Padre Pio (per quanto è a mia conoscienza) ha lottato contro la sua stessa casa madre -la Chiesa- che non gli credeva. Non discuto i fatti del Padre, ma la sua caparbia resistenza. A me, debole che cedevo, servivano esempi di persone forti. Purtuttavia era una forma di preghiera. Un ateo duro e puro non avrebbe mai dovuto chiedere consiglio spirituale, perché anche quello è il cedere a rivolgersi ad una forma trascendente.

Poi mi sono detto che forse era un modo di confubulare fra me. Di specchiarmi in esempi che valutavo credibili. Ma sarei bugiardo se dicessi che non ho ceduto alla tentazione.

Insomma, per non farla troppo lunga, ritengo che gli individui siano portati ad accettare un condizionamento verso un trascendente che li aiuti a superare le difficoltà della vita e la paura della morte.

Poi oggi molti dicono: sono credente ma non praticante. Ciò perché col progredire delle conoscenze scientifiche di base è impossibile per sempre più larghi strati della popolazione accettare le improbabili e cialtronesche bugie delle credenze cattoliche.

Per contro si assite a nuovi atteggiamenti di integralismi e di ortodossia religiosa da parte di giovani. Costoro sono al limite del fanatismo e seguono recitandoli a memoria i mantra della religione di appartenenza.
Ho sentito giovani cattolici parlare di cosa ha fatto e detto Gesù, come se fossero stati con lui il giorno avanti. Ne riportano nei dettagli perfino le intonazioni e gli ammiccamenti.

Non è, la loro, stupidità ma l'effetto di un indottrinamento sistematico e efficace a cui sono stati sottoposti con successo da parte di predicatori molto ben preparati. Sono milizie pronte a tutto.

L' essere umano è di per se solo parte del branco e del branco segue per necessità le grandi scelte che caratterizzano il branco stesso. Anche quando i branchi si mischiano, come accade ai tempi nostri, nella massa che si è andata formando, i rupppi al suo interno sono sempre ben distinti per etnia, religione, cultura, abitudini scelte del partenr simile.

Poi ci sono gli atei, i liberi pensatori, le persone molto sensibli, gli asceti, gli anarchici veri. Ma sono una minoranza trascurabile.

[SM=g8496]




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Generalità: Giordano Bruno

Sono eretico, ironico e autoironico, ateo, dissacrante, cinico, odioso. Inutile cercare in me qualcosa di apprezzabile. Meglio evitarmi.
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