Su gay e procreazione un nuovo fronte Pdl-Fli.

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Titti-79
00lunedì 9 agosto 2010 01:54
Della Vedova: "Siamo gli unici in Europa, insieme alla Grecia, a non riconoscere le coppie di fatto. Farò un'iniziativa parlamentare!"

ROMA - "E' assolutamente grottesco che l'Italia resti l'ultimo paese d'Europa che non ha una legge civile sulle coppie di fatto anche gay".
Benedetto Della Vedova, vice capogruppo vicario alla Camera di Futuro e Libertà, rilancia il tema delle unioni gay, e preannuncia una iniziativa a carattere parlamentare.
L'obiettivo, dice l'esponente della formazione finiana, è quello "di coinvolgere il nuovo gruppo", ma anche tutte le forze parlamentari che saranno pronte a seguirlo.
Ma a frenarlo intervengono subito i cattolici, fuori e dentro il Pdl.
Paola Binetti, fuoriuscita dal Pd in contrasto con le sue posizioni laiciste, sottolinea che il parere di Della Vedova "non è quello di tutto il gruppo Fli".
Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche familiari, boccia la proposta, parlando di "uscita estemporanea".

Intervistato da Klasu Davi, il fondatore dei "Riformatori Liberali" e storico militante dei radicali, spiega che il suo obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento delle coppie omosessuali: "Sarei felice perché questa legislatura possa dare vita a una legge civile sulle coppie di fatto anche gay".
L'Italia è, insieme alla Grecia, l'unica, in Europa, a non riconoscere alcun diritto alle coppie formate da persone dello stesso sesso.
Della Vedova si spinge anche oltre, toccando il tema della fecondazione.
La legge 40 sulla procreazione assistita, dice, "è una legge assurda che ha rivelato tutti i suoi limiti anche sul fronte del diritto. Credo che sia giunto il momento di fare saltare paraocchi ideologici che hanno costretto migliaia di famiglia ad andare all'estero e spendere soldi. Non si può pensare che una legge dello Stato che vale per tutti si traduca in imperativo morale che vale solo per qualcuno. Da una parte si può contare sulla via giudiziaria che ha in parte cancellati alcuni dei divieti posti dalla legge. Sul piano politico sarebbe importante riprendere in mano il testo di legge e correggerlo recependo le indicazioni della Corte Costituzionale. Penso che non succederà nei prossimi mesi, ma va fatto".

Al suo fianco si schiera subito Paola Concia, deputata del Pd, che ha all'attivo tre proposte di legge sul tema delle unioni civili.
"Tutte presentate nel 2008 - ricorda la parlamentare del partito di Bersani - Una per il matrimonio, che prevede l'equiparazione tra matrimoni gay ed etero; una sulla partnership, che si richiama ad un istituto giuridico presente in Germania e Francia; la terza ispirata ai Pacs francesi".
E adesso è pronta a sedersi attorno ad un tavolo, con lo stesso Della Vedova: "La mia idea è questa: a settembre, alla ripresa dei lavori, discutiamo insieme di una nuova proposta di legge, che possa avere un consenso trasversale, anche al di fuori del Pd".

Anche Franco Grillini, responsabile diritti civili dell'Idv e militante per i diritti dei gay, accoglie con favore le parole di Della Vedova: "Questo è il terzo polo che ci piacerebbe: diritti individuali e diritti civili". "La sua proposta - afferma Grillini - va accolta con favore, soprattutto se non rimarrà una pura petizione di principio. Speriamo che le sue posizioni siano condivise dagli altri 33 componenti del gruppo parlamentare di Fli e dai 10 senatori". Il problema, anticipa Grillini, è se sarà possibile "dentro il fantomatico terzo polo, un'alleanza tra lo stesso vicepresidente del gruppo parlamentare alla Camera di Fli e l'Udc, partito da sempre su posizioni arcaiche e anacronistiche".

Paola Binetti, da sempre avversaria delle principali proposte sulla concessione di pari diritti ai gay, parla a nome dell'Udc: "La mia posizione è molto chiara ed è chiarissima anche quella dell'Udc, sia sulle coppie gay che sul biotestamento che sulla legge 40. Mettendo al centro questi temi Della Vedova decreta le condizioni di fragilità di un'alleanza. Lui ha tutto il diritto di portare avanti queste battaglie, ma noi abbiamo i nostri diritti e questa volta la mia posizione rispecchia pressoché l'unanimità del gruppo Udc.

Della Vedova si assume la responsabilità di rendere più difficile un'intesa". L'ex parlamentare del Pd fa notare che "la posizione del vicecapogruppo non è quella di tutto il gruppo Fli: "so che molti condividono le nostre posizioni. Se Della Vedova intende portare tutto il gruppo sulla sua linea si assume una grande responsabilita'".
Un secco "no" arriva anche da Francesco Giro, parlamentare del Pdl e sottosegretario ai Beni Culturali, che parla di "buon motivo" per tornare a votare: "All'amico e collega Della Vedova rispondiamo subito con un doppio no alla riforma della legge 40 e al riconoscimento delle coppie gay. E' un doppio no che lo stesso Della Vedova si attendeva nel momento in cui avanzava la sua provocatoria proposta. Liberissimo di cercare i voti a sinistra ma non può chiedere i nostri su due punti che non appartengono al patto elettorale del Pdl con gli elettori. Se questo è l'enesimo pretesto per spaccare la maggioranza uscita dalle urne nel 2008 allora avremo un altro buon motivo per chiedere agli elettori un altro voto in autunno".

Parole che trovano d'accordo Antonio Mazzocchi, presidente dei Cristiano Riformisti e deputato del Pdl: "Quando siamo stati eletti abbiamo preso degli impegni precisi nei confronti degli elettori e fino alla fine della legislatura dovremo impegnarci a rispettarli fino in fondo, come fossero una Bibbia. Per questo contrasteremo con forza ogni iniziativa di impronta laicista che vada a colpire la famiglia naturale o la vita che va difesa strenuamente dal concepimento fino alla morte naturale. Noi cattolici non dobbiamo stare al governo a tutti i costi. Ci stiamo se possiamo realizzare il nostro programma, altrimenti possiamo benissimo stare all'opposizione a contrastare le iniziative laiciste. Se stare al governo vuol dire condividere le iniziative dei radicali o dei zapateristi, allora noi siamo ronti a fare altro, perché non è questo che che vuole il nostro elettorato". Per Aurelio Mancuso, militante Glbt ed ex presidente di Arcigay, "se ci dovesse essere un governo tecnico, allora molti parlamentari del Pdl sarebbero liberi dai ricatti della Lega, e forse si potrebbe riuscire a parlare, anche di legge sull'omofobia. Con questo governo, sarà tutto molto difficile trovare un'intesa trasversale".

L'ultima proposta di esponenti di centrodestra, in questa legislatura, sul tema delle unioni civili risale al settembre del 2008.
Allora furono due ministri, Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, a proporre i cosiddetti DiDoRe (Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi): il progetto venne subito affossato, con dure critiche da parte di alcuni esponenti del Pdl verso i loro colleghi. I quali precisarono: "Non è nè un progetto del governo nè della maggioranza". Con il governo Prodi, era l'8 febbraio del 2007, venne varato dal Consiglio del Ministro il testo del disegno di legge sui Di.Co (sigla che sta per Diritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi), che era stato redatto dagli staff dei Ministri Barbara Pollastrini (Pari Opportunità) e Rosy Bindi (Famiglia).
Le critiche dei cattolici e degli esponenti della Casa delle Libertà furono durissime. In commissione Giustizia del Senato, però, il relatore (e presidente della commissione) Cesare Salvi presentò un suo testo, che prevedeva una modifica del nome: da Di.Co. a Cus (Contratto di Unione Solidale). L'iter è stato infine interrotto dalla caduta del Governo Prodi II.
Il percorso delle unioni civili è iniziato, in Italia, nel 1986: fu allora che grazie all'Interparlamentare donne Comuniste e ad Arcigay, si incominciò a discutere per la prima volta in ambito parlamentare di questo tema, con la presentazione, alla Camera e al Senato, di un disegno di legge sulle unioni.
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Di questo passo... la vedo dura! [SM=g7401]

Titti. [SM=g2242142]
Blumare369
00lunedì 9 agosto 2010 07:53
Non dirò che è una vergogna vivere in un paese che non riconosce i diritti delle minoranze. Sarebbe solo la solita parola usata per tutte le occasioni.

Purtroppo da noi in Italia il Vaticano impera e accondiscendere ai suoi voleri sembra l'imperativo di tutte forze politiche. I cattolici sono un bacino di voti che può essere decisivo e tutti pensano che sia meglio scontentare poche decine di miglia di individui omosessuali piuttosto che la massa cattolica.

Alla Chiesa Poco importa se in moltissimi ministri del culto aleggino proprio quelle tendenze che vogliono pubblicamente negare ai gay e alle lesbiche che vogliono sposarsi sentendo in loro Cristo. Con in più una fortissima componente pedofila.

La sessualità umana è uno dei bisogni biologici primari e inibirlo fa scatenare reazioni devianti come amosessualità indotta, onanismo, pedofilia. La Chiesa, negando ai suoi ministri le funzione biologiche della sessualità spinge migliaia di preti e monache verso quelle pratiche amosessuali che nega pubblicamente.

La sessualità indotta (lo dico per qualche diacono che circola da queste parti, che esperto, se vuole ci darà la propria testimonianza) è quella sessualità che si rivolge a individui del proprio sesso in comunità chiuse come i seminari, conventi, convitti, carceri, gruppi di preghiera ortodossi e al limite della setta. Il desiderio sessuale al pari della sete, della fame e del sonno è fondamentale e se non è disponibile un individuo dell'altro sesso questo desiderio primario porta a rivolgersi verso individui dello stesso sesso. Ovvero verso un frustrante onanismo compulsivo. A poco vale il dedicarsi alla lettura di salmi, pratiche ascetiche, mantra espressi in forma di preghiera ossessiva (il rosario ne è una aberrante esempio) apertura di forum osannanti a un Cristo mai esistito. Prima o poi ci sarà uno stimolo sessuale che andrà comunque assecondato.

Stessa cosa per la contraccezione che di fatto viene mortificata in ogni modo. La Chiesa in fondo ha bisogno di martiri e avere migliaia di famiglie con figli malati, deformi o mongolini è tutto grasso che cola, come si suol dire, perché i sofferenti per assurdo pregano di più e sono una enorme fonte di reddito per chi quelle sofferenze 'allevia' (dovrei dire sfrutta): preti, ospedali, medici, fornitori di protesi e via dicendo.


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