Della Vedova: "Siamo gli unici in Europa, insieme alla Grecia, a non riconoscere le coppie di fatto. Farò un'iniziativa parlamentare!"
ROMA - "E' assolutamente grottesco che l'Italia resti l'ultimo paese d'Europa che non ha una legge civile sulle coppie di fatto anche gay".
Benedetto Della Vedova, vice capogruppo vicario alla Camera di Futuro e Libertà, rilancia il tema delle unioni gay, e preannuncia una iniziativa a carattere parlamentare.
L'obiettivo, dice l'esponente della formazione finiana, è quello "di coinvolgere il nuovo gruppo", ma anche tutte le forze parlamentari che saranno pronte a seguirlo.
Ma a frenarlo intervengono subito i cattolici, fuori e dentro il Pdl.
Paola Binetti, fuoriuscita dal Pd in contrasto con le sue posizioni laiciste, sottolinea che il parere di Della Vedova "non è quello di tutto il gruppo Fli".
Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche familiari, boccia la proposta, parlando di "uscita estemporanea".
Intervistato da Klasu Davi, il fondatore dei "Riformatori Liberali" e storico militante dei radicali, spiega che il suo obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento delle coppie omosessuali: "Sarei felice perché questa legislatura possa dare vita a una legge civile sulle coppie di fatto anche gay".
L'Italia è, insieme alla Grecia, l'unica, in Europa, a non riconoscere alcun diritto alle coppie formate da persone dello stesso sesso.
Della Vedova si spinge anche oltre, toccando il tema della fecondazione.
La legge 40 sulla procreazione assistita, dice, "è una legge assurda che ha rivelato tutti i suoi limiti anche sul fronte del diritto. Credo che sia giunto il momento di fare saltare paraocchi ideologici che hanno costretto migliaia di famiglia ad andare all'estero e spendere soldi. Non si può pensare che una legge dello Stato che vale per tutti si traduca in imperativo morale che vale solo per qualcuno. Da una parte si può contare sulla via giudiziaria che ha in parte cancellati alcuni dei divieti posti dalla legge. Sul piano politico sarebbe importante riprendere in mano il testo di legge e correggerlo recependo le indicazioni della Corte Costituzionale. Penso che non succederà nei prossimi mesi, ma va fatto".
Al suo fianco si schiera subito Paola Concia, deputata del Pd, che ha all'attivo tre proposte di legge sul tema delle unioni civili.
"Tutte presentate nel 2008 - ricorda la parlamentare del partito di Bersani - Una per il matrimonio, che prevede l'equiparazione tra matrimoni gay ed etero; una sulla partnership, che si richiama ad un istituto giuridico presente in Germania e Francia; la terza ispirata ai Pacs francesi".
E adesso è pronta a sedersi attorno ad un tavolo, con lo stesso Della Vedova: "La mia idea è questa: a settembre, alla ripresa dei lavori, discutiamo insieme di una nuova proposta di legge, che possa avere un consenso trasversale, anche al di fuori del Pd".
Anche Franco Grillini, responsabile diritti civili dell'Idv e militante per i diritti dei gay, accoglie con favore le parole di Della Vedova: "Questo è il terzo polo che ci piacerebbe: diritti individuali e diritti civili". "La sua proposta - afferma Grillini - va accolta con favore, soprattutto se non rimarrà una pura petizione di principio. Speriamo che le sue posizioni siano condivise dagli altri 33 componenti del gruppo parlamentare di Fli e dai 10 senatori". Il problema, anticipa Grillini, è se sarà possibile "dentro il fantomatico terzo polo, un'alleanza tra lo stesso vicepresidente del gruppo parlamentare alla Camera di Fli e l'Udc, partito da sempre su posizioni arcaiche e anacronistiche".
Paola Binetti, da sempre avversaria delle principali proposte sulla concessione di pari diritti ai gay, parla a nome dell'Udc: "La mia posizione è molto chiara ed è chiarissima anche quella dell'Udc, sia sulle coppie gay che sul biotestamento che sulla legge 40. Mettendo al centro questi temi Della Vedova decreta le condizioni di fragilità di un'alleanza. Lui ha tutto il diritto di portare avanti queste battaglie, ma noi abbiamo i nostri diritti e questa volta la mia posizione rispecchia pressoché l'unanimità del gruppo Udc.
Della Vedova si assume la responsabilità di rendere più difficile un'intesa". L'ex parlamentare del Pd fa notare che "la posizione del vicecapogruppo non è quella di tutto il gruppo Fli: "so che molti condividono le nostre posizioni. Se Della Vedova intende portare tutto il gruppo sulla sua linea si assume una grande responsabilita'".
Un secco "no" arriva anche da Francesco Giro, parlamentare del Pdl e sottosegretario ai Beni Culturali, che parla di "buon motivo" per tornare a votare: "All'amico e collega Della Vedova rispondiamo subito con un doppio no alla riforma della legge 40 e al riconoscimento delle coppie gay. E' un doppio no che lo stesso Della Vedova si attendeva nel momento in cui avanzava la sua provocatoria proposta. Liberissimo di cercare i voti a sinistra ma non può chiedere i nostri su due punti che non appartengono al patto elettorale del Pdl con gli elettori. Se questo è l'enesimo pretesto per spaccare la maggioranza uscita dalle urne nel 2008 allora avremo un altro buon motivo per chiedere agli elettori un altro voto in autunno".
Parole che trovano d'accordo Antonio Mazzocchi, presidente dei Cristiano Riformisti e deputato del Pdl: "Quando siamo stati eletti abbiamo preso degli impegni precisi nei confronti degli elettori e fino alla fine della legislatura dovremo impegnarci a rispettarli fino in fondo, come fossero una Bibbia. Per questo contrasteremo con forza ogni iniziativa di impronta laicista che vada a colpire la famiglia naturale o la vita che va difesa strenuamente dal concepimento fino alla morte naturale. Noi cattolici non dobbiamo stare al governo a tutti i costi. Ci stiamo se possiamo realizzare il nostro programma, altrimenti possiamo benissimo stare all'opposizione a contrastare le iniziative laiciste. Se stare al governo vuol dire condividere le iniziative dei radicali o dei zapateristi, allora noi siamo ronti a fare altro, perché non è questo che che vuole il nostro elettorato". Per Aurelio Mancuso, militante Glbt ed ex presidente di Arcigay, "se ci dovesse essere un governo tecnico, allora molti parlamentari del Pdl sarebbero liberi dai ricatti della Lega, e forse si potrebbe riuscire a parlare, anche di legge sull'omofobia. Con questo governo, sarà tutto molto difficile trovare un'intesa trasversale".
L'ultima proposta di esponenti di centrodestra, in questa legislatura, sul tema delle unioni civili risale al settembre del 2008.
Allora furono due ministri, Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi, a proporre i cosiddetti DiDoRe (Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi): il progetto venne subito affossato, con dure critiche da parte di alcuni esponenti del Pdl verso i loro colleghi. I quali precisarono: "Non è nè un progetto del governo nè della maggioranza". Con il governo Prodi, era l'8 febbraio del 2007, venne varato dal Consiglio del Ministro il testo del disegno di legge sui Di.Co (sigla che sta per Diritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi), che era stato redatto dagli staff dei Ministri Barbara Pollastrini (Pari Opportunità) e Rosy Bindi (Famiglia).
Le critiche dei cattolici e degli esponenti della Casa delle Libertà furono durissime. In commissione Giustizia del Senato, però, il relatore (e presidente della commissione) Cesare Salvi presentò un suo testo, che prevedeva una modifica del nome: da Di.Co. a Cus (Contratto di Unione Solidale). L'iter è stato infine interrotto dalla caduta del Governo Prodi II.
Il percorso delle unioni civili è iniziato, in Italia, nel 1986: fu allora che grazie all'Interparlamentare donne Comuniste e ad Arcigay, si incominciò a discutere per la prima volta in ambito parlamentare di questo tema, con la presentazione, alla Camera e al Senato, di un disegno di legge sulle unioni.
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Di questo passo... la vedo dura!
Titti.