I gatti neri, la chiesa e la stregoneria.

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Titti-79
00venerdì 22 ottobre 2010 01:46
Il gatto fu utilizzato nella caccia ai topi e ad altri animali molesti fin da tempi antichissimi e fu venerato da tantissime civiltà. Il periodo buio per i gatti (e non solo per loro) in Europa inizia nel Medioevo quando il Cristianesimo decise di estirpare tutte le religioni pagane. Il culto della dea-gatta Iside (per gli Egizi), Artemide (per i Greci) e Diana (per i Romani) era ancora molto diffuso e aveva numerosi seguaci in tutta Europa.
Ad essere perseguiti come eretici erano in prevalenza gli uomini, in gran parte liberi pensatori che non si volevano sottomettere ai dettami della chiesa cattolica ma anche omosessuali e handicappati. Per le donne, invece, l' accusa era spesso quella di stregoneria.
Il destino dei gatti neri, dal medioevo fino al 1700-1800 circa, fu legato al destino delle donne ritenute streghe.

Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama che è il primo documento ecclesiastico ufficiale che condanna il gatto nero come incarnazione di Satana e dava l'avvallo della chiesa di Roma allo sterminio dei gatti e delle loro padrone.

Papa Innocenzo VIII (1484-1492) scomunicò ufficialmente tutti i gatti. Nella sua bolla papale Summis desiderantes, emanata nel 1484, istigò misure molto severe nei confronti di maghi e streghe in Germania; i principi da lui enunciati vennero in seguito incorporati nel famoso Malleus Maleficarum (noto anche con il nome di Martello delle Streghe), il libro più ignobile utilizzato dalla Santa Inquisizione. Pubblicato per la prima volta nel 1486 in esso vi erano elencati tutti i sintomi e le caratteristiche che bastavano per far sospettare una donna di stregoneria.

Il prendersi cura di uno o più gatti neri era motivo sufficiente per finire sul rogo. Anche il possesso di scope era fortemente sospetto perchè la pulizia era considerata disdicevole per l'epoca (da qui l'iconografia classica della strega con la scopa). Durante il Medioevo, infatti, furono distrutte tutte le strutture sanitarie pubbliche costruite dai Romani e molti medici finirono sul rogo perchè vi si opposero. Venne abolita l'usanza di fare il bagno e di lavarsi, le case e le città diventarono delle fogne a cielo aperto.

Pare che questo odio per la pulizia e per il gatto sia stato favorito dall'atteggiamento cristiano verso l'Islam. Infatti i musulmani avevano molti riti legati ai bagni (dovevano fare le abluzioni, cioè lavare parti del corpo, prima di entrare nella moschea) e rispettavano e amavano il gatto. Il gatto, inoltre, è notoriamente un animale che passa molto tempo a pulirsi. Queste qualità, o almeno considerate tali al giorno d'oggi, furono invece demonizzate.

La notte di San Giovanni venivano arsi vivi nelle pubbliche piazze di ogni città, centinaia di gatti chiusi in ceste di paglia. Tutto ciò accadeva in tutta l'Europa che si riconosceva nel cristianesimo.
San Francesco, uno dei più grandi Santi che annovera la chiesa, agì in contrapposizione rivalutando il creato e gli animali viventi senza distinzione, ma rimase un caso isolato.

Perchè il gatto nero veniva considerato così sinistro?

Il gatto è un animale che ama girare di notte e un gatto nero di notte era praticamente invisibile: si vedevano solo gli occhi gialli che brillavano al buio. Il gatto è capace di vedere anche in ambienti poco illuminati da sembrare bui all'occhio umano. La potenza visiva del gatto è favorita anche dall'estrema adattabilità delle sue pupille, che sono circolari quando si aprono al massimo nella penombra, per ridursi a due sottili fessure verticali in piena luce. Si scoprì molto più tardi che gli occhi del gatto, i più grandi fra tutti i mammiferi, riflettono la luce grazie al tapetum lucidum, una struttura cristallina organica situata dietro la retina. Inoltre, grazie al suo finissimo udito ed alla sensibilità tattile delle sue vibrisse, esso è capace di muoversi con assoluta sicurezza anche nel buio più completo. ll nero, poi, era considerato il colore delle tenebre, delle forze infernali, dell'occulto e del lato oscuro mentre come spiegherò nella parte I gatti, e soprattutto quelli neri, portano fortuna, il nero ha notevoli valenze positive.
L'orecchio del gatto è in grado di percepire i cambiamenti nell'aria di umidità e di pressione e quindi il gatto ha sostanzialmente la capacità di prevedere i cambiamenti climatici strofinandosi l'orecchio con la zampa. Questa sua abilità, che andava al di là dei cinque sensi, era conosciuta e sfruttata dai contadini ma divenne un'altra caratteristica che faceva associare il gatto a Satana. Infatti uno degli appellativi di quest'ultimo è Principe dell'Aria.

Il pelo del gatto, inoltre, assorbe molta energia e emana una notevole carica elettrostatica (il pelo di colore nero soprattutto). Il gatto inoltre può rizzare il pelo azionando dei muscoli che provocano la contrazione dei bulbi piliferi. Quando l'animale è arrabbiato gonfia la coda e inarca la schiena rizzando il pelo, così da apparire più grosso di quanto in realtà non sia; il tutto accompagnato da soffi, fischi e miagolii. Fa paura!

Infine, quel suo sguardo magnetico e intelligente che ci affascina tanto oggi, era considerato di natura soprannaturale e sicuramente anche il suo temperamento indipendente e libero non era ben visto a quell'epoca.

Il gatto era considerato il diavolo in persona. Si credeva che esso apparisse quando donne e uomini che svolgevano riti pagani in onore di Iside lo evocavano. Anche i templari e i catari furono accusati di essere adoratori di gatti.

Già nel dodicesimo secolo, dalle autorità ecclesiastiche il gatto nero era ritenuto il simbolo del potere satanico. Nei felini, soprattutto quelli neri, prendevano dimora Satana e altri spiriti demoniaci, e si pensava anzi che il diavolo prendesse in prestito da un gatto il suo nero mantello. San Domenico (1170-1221) identificava il gatto nero con Satana....

Già nella seconda metà del quarto e nella prima del quinto secolo, le gerarchie cristiane avevano dato il via al processo di demonizzazione del colore nero; può darsi che, almeno in parte, il movente vada individuato in una reazione a Iside e al colore a lei sacro, soprattutto in Egitto. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 239)

I gatti e le donne vennero perseguitati per secoli (dal 1000 al 1700), subirono torture e sevizie di ogni tipo. Milioni di gatti e centinaia di migliaia di donne vennero brutalmente uccisi in tutta l'Europa occidentale. L'ultimo gatto giustiziato in Inghilterra per stregoneria morì nel 1712. Pochissimi gatti completamente neri sopravvissero al massacro. Oggigiorno, In Europa occidentale, è difficile trovare un gatto che sia completamente nero mentre sono comuni nelle zone del Mediterraneo orientale dove nessuna crociata fu mai lanciata contro di loro.

Con l'Illuminismo le donne e i gatti cessarono di essere perseguitati e l'epoca buia si dissolse. Nel corso del 1800, grazie a Pasteur e ad altri studiosi, fu rivalutata la figura del gatto:

Non è un caso che Louis Pasteur ammirasse il gatto e ne proponesse l'abitudine alla pulizia come un esempio per l'umanità che desiderasse davvero evitare malattie. Quando finalmente gli europei si resero conto che la sporcizia era un male e la pulizia un bene, e non viceversa, come si riteneva un tempo, i gatti cominciarono a riconquistare il loro legittimo posto di guardiani e protettori della casa contro i parassiti e la cattiva sorte. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 262)

Si dimostrò scientificamente che non solo il gatto non trasmetteva malattie all'uomo ma che il topo, che aveva proliferato per secoli, data la quasi totale estinzione del suo più acerrimo nemico, era portatore di circa 35 malattie pericolose per l'uomo tra le quali il tifo e la peste bubbonica.

Probabilmente una delle principale cause di diffusione delle grosse epidemie di peste che per secoli hanno decimato l'Europa (malattie veicolate da topi e ratti uccisero oltre un miliardo di persone) fu proprio l'avere ucciso il principale predatore dei topi. Mi viene in mente la favola del Pifferaio Magico. La stupidità e l'ignoranza sono il vero flagello dell'umanità!

Dal 1800 il gatto si introdusse nei salotti bene dell'aristocrazia e borghesia e da allora non ha più cessato di diffondersi, e di essere di nuovo amato e vezzeggiato.

E' innegabile che sono le donne ad amare e ad essere amate maggiormente dal gatto. Fin dall'inizio il gatto era il compagno del focolare e passava più tempo in casa vicino alla donna, a differenza del cane e del cavallo che seguivano l'uomo nella caccia o in altri lavori. Probabilmente è proprio per aver sempre condiviso la stessa sorte nel bene e nel male che si è formata questa maggior complicità e affiatamento reciproco.


Da: Apocalisselaica.net
Titti-79
00venerdì 22 ottobre 2010 01:54
"E' innegabile che sono le donne ad amare e ad essere amate maggiormente dal gatto. Fin dall'inizio il gatto era il compagno del focolare e passava più tempo in casa vicino alla donna, a differenza del cane e del cavallo che seguivano l'uomo nella caccia o in altri lavori. Probabilmente è proprio per aver sempre condiviso la stessa sorte nel bene e nel male che si è formata questa maggior complicità e affiatamento reciproco."

Per tutte le GATTACCE NERE come me... [SM=g2242172]
Evviva i gatti neri!!! [SM=g2242154]
(evviva tutti i gatti... [SM=g2242170])

Titti. [SM=g2304800]

P.S. Questa è storia, sacrosanta, comprovata e incontestabile.
Tutto il resto... [SM=g2242148]
Blumare369
00venerdì 22 ottobre 2010 17:57
Eccomi! Miaoooooooooooooooo Fffffffff
Max Cava
00martedì 26 ottobre 2010 23:50



Che caruuuuuuuuuucciaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!! [SM=g2366283]


[SM=g2342429]
Titti-79
00giovedì 28 ottobre 2010 01:20
Caruccia, si... ma tu forse non sai che fine ha fatto quella bimba tanto caruccia! [SM=g8884]


Titti. [SM=g2302878]
Blumare369
00giovedì 28 ottobre 2010 08:04
Ahimè! quella bimba caruccia ha scelto sentieri difficili da percorrere...
-Gertrude-
00giovedì 28 ottobre 2010 13:10
Il gatto nero porta fortuna

Fortunatamente la credenza che il gatto nero porti sfortuna non è diffusa in tutto il mondo, come ho già accennato, parlando dell'Inghilterra, nella parte: le superstizioni sui gatti neri. Prima di approfondire l'argomento voglio soffermarmi sul significato del colore nero con le sue molteplici sfaccettature.

Il nero ha una duplice valenza. E' visto nella mentalità occidentale in maniera sostanzialmente negativa in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, all'ignoto. Molti personaggi negativi dei film sono vestiti di nero: i cattivi dei western, Dracula, Dart Fener, ecc... In altre culture, invece, il nero ha valenze positive. E' il colore del vuoto primordiale, del principio, dell'assoluto che racchiude le potenzialità che precedono la creazione del mondo.

Il nero è un non colore in quanto rappresenta l'assenza di ogni colore e l'assenza di luce ma anche la somma di tutti i colori e quindi è molto simile al suo opposto, cioè il bianco. (Surace).

Per le popolazioni classiche, egizi, greci e romani, il nero era visto positivamente perchè era semplicemente il colore della notte con la Luna e le stelle. Era il colore preferito di Iside e di conseguenza il gatto nero era il più sacro per gli egiziani e per i devoti di Iside. Iside, inoltre, era la dea della buona sorte e della fortuna.

Il colore nero era sacro a Iside, che portava appunto un mantello nero, ed è pertanto probabile che il gatto di quel colore fosse visto come una divina incarnazione di Iside, Artemide o Diana. In tutta l'Europa continentale era considerato il più sacro - e il più demoniaco dalla Chiesa. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 251)

Il nero è anche il colore del limo portatore di fertilità e rinnovamento, quindi diventava simbolo di rinascita e rigenerazione. Il nero era collegato alla morte anche per gli egiziani ma in senso positivo infatti era il colore dell'aldilà, dove il defunto subiva le prove e le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna. Osiride signore dell'Oltretomba era chiamato anche "il Nero".

Il nero può essere visto anche da un altro punto di vista. Indossato esso assicura una certa inaccessibilità, una sorta di barriera che protegge l'anima. (Surace). Secondo miti celtici è il colore usato dalle streghe per la sua capacità di ostacolare e annullare il maligno e di assorbire e neutralizzare energie negative (tratto dal sito www.deaisis.com).

Occorre fare poi una distinzione fra il nero opaco che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco) e il nero lucido. Quest'ultimo ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante, sensuale. Possiamo sicuramente affermare che il gatto nero appartiene a quest'ultima categoria, infatti, se in buona salute, ha un pelo lucidissimo che riflette la luce.

Il Galles e la Cornovaglia in Gran Bretagna sono le zone in cui il gatto di colore nero è particolarmente amato. Il gatto nero è considerato fonte di fortuna in generale ed è anche di buon auspicio per i matrimoni. Ci sono tanti detti e credenze, risalenti perlopiù al Galles ottocentesco, che lo testimoniano:

Bacia il gatto nero
E ti farà grasso;
Bacia il gatto bianco
E ti farà magro. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)
Qui addirittura è il gatto bianco con il suo aspetto spettrale a portare iella. Per una volta...

E' segno di buona fortuna se un gatto nero ed estraneo entra in casa di chicchessia.
Se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)
E' buona cosa che un gatto nero entri in casa tua: per nessuna ragione deve essere scacciato. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)

Quando il gatto di casa è nero
la ragazza senza amore non resterà davvero (Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)

Non c'è da meravigliarsi se le ragazze di York si maritano così presto,
tutti sanno che cosa può fare un buon gatto nero (Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)
Originaria del sud della Francia, ma diffusa anche in Inghilterra, è l'antica leggenda del Matagot. Il Matagot è uno spirito che prendeva la forma di un gatto randagio di colore nero e che vagava in cerca di padrone. Questo gatto poteva portare tanta fortuna ma bisognava trattarlo molto bene. La leggenda diceva che per propiziarselo bisognava offrirgli del pollo arrosto e poi farlo entrare in casa. Se il Matagot riceveva il primo boccone di cibo proveniente dalla stesso piatto del padrone ad ogni pasto, avrebbe fatto apparire delle monete d'oro ogni mattina.

In Irlanda, patria di tantissime leggende, il gatto nero è associato alla magia e al ceppo di Natale.

In Irlanda il gatto nero domestico risaliva ai miti del ceppo di Natale. Questo legno proveniva dall'albero sacro di tasso ed era molto più che un mezzo per scaldarsi le ossa; evocava le dee che un tempo regnavano nel bosco magico, insieme al gatto nero, il loro benevolo parente. Quando quel legno bruciava, veniva chiamato "legno di Maria", oltre che "legno allegro"; un'allusione alla vergine Maria, ma anche alla Madre Terra. Eroi, amanti, mendicanti e folli conoscevano il significato del legno, e così pure i medici della foresta e gli erboristi (prima donne, poi uomini) che svolgevano la loro attività mistica a tarda notte, per risanare coloro che la medicina ufficiale non riusciva a guarire.
(G. e L. Hausman, Il mio gatto è un mito, p. 71)
Nell'antica Roma il gatto nero era considerato di buon auspicio: quando moriva veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per dare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti.

Dall'antica Arausio, colonia romana fondata nel primo secolo a.C., corrispondente all'odierna Orange, situata nella Francia meridionale, proveniva un ... mosaico, oggi perduto, recante a destra un gatto nero accoccolato che volgeva il muso verso lo spettatore, con un topo in bocca. Il mosaico, datato al primo impero in base a considerazioni di carattere stilistico, è la più antica raffigurazione di un gatto nero. Può darsi che l'immagine avesse un significato apotropaico, che fosse cioè volta a tenere alla larga i roditori, come pure il male e la sfortuna, dalla famiglia. In tal caso, si tratterebbe del primissimo impiego noto del gatto nero come simbolo di "buona sorte". (Donald Engels, Storia del gatto, p. 155)

Gli eserciti romani utilizzavano spesso il gatto come simbolo nelle insegne militari probabilmente come portafortuna e portavano con loro i gatti negli accampamenti per protegge i viveri ma anche le corde degli archi o i manufatti di cuoio, dai roditori. Tanti resti di felini sono stati trovati in siti militari romani.

Dai fenici in poi, i gatti sono stati una presenza immancabile sulle navi. A bordo delle navi i gatti, prevalentemente neri, erano bene accolti in tutta Europa non solo per dare la caccia ai topi nella stiva ma anche come portatori di buona sorte. Iside, infatti, era anche la dea protettrice di navi e marinai e spesso le sue immagini, in forma umana o felina, venivano messe a prua.

Iside Pelagia,... aveva intrapreso un viaggio alla volta di Byblos, per trovare i pezzi del suo sposo ucciso da Seth e, mentre cercava suo figlio Horus, aveva inventato la vela. Nel simbolismo della sua religione, tutti percorrevano il mare della vita e speravano di tornare sani e salvi, dopo aver fatto tappa in molti porti, fino quello conclusivo del riposo, simboleggiato da Alessandria e dal suo grande Faro. ... la corona che porta in capo è un faro, a indicare che era il fuoco di segnalazione e la meta di tutti coloro che intraprendevano il proprio viaggio nel mare della vita.
Le navi a vela del mondo romano portavano spesso il nome di Iside. (Donald Engels, Storia del gatto, pp. 192,193)
Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura; se l'abbandonava essa era destinata al naufragio. In Gran Bretagna la tradizione popolare è piena di storie su marinai che hanno rifiutato l'imbarco perchè non c'era un gatto (meglio se nero) sull'imbarcazione. I gatti svolgevano anche un'altra funzione molto importante: erano fonte di affetto e di divertimento per i lunghi mesi trascorsi a bordo.

La presenza a bordo di gatti fu obbligatoria nella marina britannica fino al 1975. Le navi britanniche accoglievano soprattutto gatti neri come risulta da molte fotografie e dalla diffusione dei gatti di quel colore in terre remote che fungevano da stazioni baleniere. Il famoso ammiraglio inglese Horatio Nelson, quello della battaglia di Trafalgar, è stato protagonista di una straordinaria storia di salvataggio di una gatta:

Poco prima dell'ultima campagna, nei pressi della costa francese, la sua nave incappò in una tempesta e finì sugli scogli. Molti membri dell'equipaggio caddero fuori bordo e l'imbarcazione era sul punto di sfasciarsi. Il mattino seguente arrivò in soccorso una fregata che prese a bordo i sopravvissuti. Come si addice a un capitano, Nelson lasciò per ultimo la nave, e subito dopo, visibilmente agitato, chiese: "Manca qualcuno?" "Vostra eccellenza, non c'è la gatta", gli rispose un ufficiale. Allora Nelson tornò sulla nave che minacciava di affondare, trovò la gatta nella sala del timone e la portò al sicuro. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 254).

Anche le compagnie di assicurazione obbligavano a tenere a bordo gatti:

"E' indiscutibile che durante i lunghi viaggi per mare, i gatti erano necessari per combattere i ratti. Nel XV secolo, i Costumes de la mer prevedevano che l'armatore ricevesse il risarcimento delle merci danneggiate dai topi solo a condizione che a bordo ci fossero dei gatti. L'assicurazione avrebbe risarcito comunque i danni nel caso i gatti fossero morti durante la traversata." Disposizioni simili si trovano anche nella seconda metà del XVII secolo. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p.246)

La gatta nera da nave più famosa fu quella che accompagnò Robert Falcon Scott nella sfortunata spedizione al Polo Sud del 1912. Fu il primo micio a mettere piede in Antartide ma purtroppo scomparve durante una tempesta. In seguito a questo episodio tutti i membri della spedizione morirono uno a uno nel corso dell'interminabile tragitto a piedi verso il Polo Sud. I superstiziosi, naturalmente, attribuirono alla morte prematura della gatta l'esito sfortunato di quell'impresa. (Engels)

I gatti navigatori oltre che su navi da guerra, da carico e da passeggeri sono molto apprezzati anche sui pescherecci. A questo proposito i pescatori giapponesi vogliono a bordo solo gatti tutti neri o tutti bianchi o tutti marroni perchè si dice che portino fortuna.

Sarebbero dotati di poteri magici che tengono lontano il maltempo e proteggono la nave dalle anime dei naufraghi che vagano sulla schiuma delle onde. Ancora nel XX secolo, i capitani e gli armatori erano disposti a pagare quasi ogni prezzo pur di avere un gatto di quei colori. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 257).

La professione del gatto navigatore oggi non esiste più per più cause: le navi d'acciaio (anziché di legno), l'uso di mezzi chimici per eliminare i topi e l'utilizzo dei container per immagazzinare le merci. Sono sicura però che ai marinai dispiaccia non avere più la sua compagnia a bordo. Questa è una notizia diffusa il 18/11/1981 dall'agenzia di stampa Deutsche Presse Agentur:

"Charlie, l'ultimo gatto ufficialmente registrato dalla marina britannica, è stato seppellito con tutti gli onori militari. La nave da guerra HMS Pembroke nel porto di Chatham ha abbassato le bandiere a mezz'asta e un membro dell'equipaggio ha celebrato una cerimonia funebre. Il gatto aveva un regolare passaporto e il ministero della Difesa lo pagava con vitto e alloggio. Domenica Charlie è stato investito. Tutta la Royal Navy è in lutto." (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 256).

I gatti neri erano considerati più efficaci, rispetto agli altri gatti, nel trattamento delle malattie e per proteggere dalle affezioni tutta la famiglia (Engels). Una notizia sensazionale è apparsa nel marzo del 2003:

I gatti neri vengono "riabilitati": se in passato erano ritenuti portatori di sfortuna oggi potrebbero aiutare la ricerca medica, è quanto afferma uno studio pubblicato. [sulla rivista Science ] Un'équipe di ricercatori dell'Istituto Nazionale per i Tumori del Maryland ha studiato le mutazioni genetiche che conferiscono il mantello nero a diverse specie di gatti. Alcune di queste mutazioni si trovano nei geni che, negli umani, sono legati a malattie come l'Aids. Il dottor Stephen O'Brien, Eduardo Eizirik e gli altri ricercatori hanno studiato il Dna dei felini neri non per pura curiosità ma perché convinti che spesso questi geni conferiscono all'animale maggiori protezioni contro le malattie. Altrimenti, spiegano gli scienziati, un'animale con una colorazione insolita rispetto alla sua specie non sopravviverebbe. Intervistato telefonicamente O'Brien ha spiegato: "Riuscendo a capire come facciano specie selvatiche a sviluppare una maggiore resistenza genetica alle malattie, potremmo scoprire delle nuove difese genetiche contro le malattie a favore della specie umana." Il team ha notato che un gene chiamato MC1R se presente nel DNA dei giaguari conferisce loro la colorazione nera. Se invece lo stesso gene è nel DNA di un uomo a volte dà una capigliatura rossa. Si trova in un gruppo di geni che potrebbero aver conferito ai felini una maggiore resistenza alle patologie che attaccano il sistema immunitario come l'Aids. La colorazione nera secondo gli scienziati potrebbe essere solo un aspetto secondario di questa mutazione. Il passo successivo delle ricerche consisterà nell'individuare qualunque possibile vantaggio possano offrire questi tipi di mutazioni. Secondo O'Brien questo getta una nuova luce su animali che in passato sono stati addirittura torturati da persone che li consideravano "creature demoniache".
(articolo tratto dal sito digilander.libero.it/canilefrapiero/)

[SM=g2242145]
Blumare369
00giovedì 28 ottobre 2010 14:51
Re: Il gatto nero porta fortuna

Il nero è un non colore in quanto rappresenta l'assenza di ogni colore e l'assenza di luce ma anche la somma di tutti i colori e quindi è molto simile al suo opposto, cioè il bianco. (Surace).


La luce contiene tutte le radiazioni che vanno dai 380 ai 760 nanomentri (misura della lunghezza d'onda elettromagnetica). Si definisce in fisica ottica luce visibile quella contenuta fra l'infrarosso e l' ultravioletto. La luce diventa visibile quando viene rallentata per rifrazione, deviata, riflessa, in parte assorbita. Fintantoché la luce non viene scomposta, rifratta, riflessa, in parte assorbita non ha di fatto colore, perché tutte le sfumature di colore che vanno dall'infrarosso all'ultravioletto sono fra loro combinate. Si può dire che i colori base sono tre (rosso blu giallo), molti fisici ne riconoscono cinque, altri sei. Newton ne volle sette e vi aggiungense l' indaco e l' arancione (che invece sono colori risultanti dalla combinazione di altri colori)

Il colore che noi vediamo è invece la risultante di una variabile inserita fra l' occhio umano e la fonte della luce stessa. Se la lce attraversa un prisma perfettamente trasparente essa verrà rallentata in maniera differenziata fra le varie lunghezze d'onda e apparirà il famoso arcobaleno. Ma se la luce colpisce un corpo non trasparente una parte di essa (rispondente a una determinata frequenza che compone la luce) verrà assorbita. Sarà la componente assorbita che determinerà il colore.

Nel caso del nero (come ha detto bene la Gertrude) una certa materia ha assorbito tutta la gamma delle frequenze della luce visibile (fra i 380 e 760 nanometri) e la risultante sarà il colore nero.

Il nero e il bianco sono due colori. La mancanza di colore è il trasparente. Un cielo senza nubi né fumi è blu perché l' aria, seppure trasparente, ha una sua consistenza che assorbe la componente blu della luce. Quindi il Blu del cielo è solo una risultante della fisica della luce e non il sottopavimento del loft di Dio.

Attenzione: non rompetemi i coglioni con le finezze. Ho solo fatto un riassunto. [SM=g8496]

Blumare369
00giovedì 28 ottobre 2010 14:52
Uffa! ho sbagliato nel quotare... avrò cancellato un trattino
Titti-79
00giovedì 28 ottobre 2010 16:04
Re:
Blumare369, 28/10/2010 14.52:

Uffa! ho sbagliato nel quotare... avrò cancellato un trattino




Sistemato io. [SM=g8431]
Max Cava
00giovedì 28 ottobre 2010 21:22
Re:

Caruccia, si... ma tu forse non sai che fine ha fatto quella bimba tanto caruccia! [SM=g8884]




Ahimè! quella bimba caruccia ha scelto sentieri difficili da percorrere...




Se é un segreto di stato, tenetelo pure per voi eh...! [SM=g2249233]


[SM=g2342429]
Titti-79
00giovedì 28 ottobre 2010 21:37
Pubblicato: giovedì 22 gennaio 2009

Dal "gatto nero" allo sfruttamento della prostituzione: 3 anni e 4 mesi a Vincenza Pastorelli.
Era il 1969 quando Vincenza Pastorelli partecipava allo Lo Zecchino d’Oro cantando il celebre brano “Volevo un gatto nero” incantando i milioni di telespettatori che stavano seguendo l’evento per la prima volta in Eurovisione.

Gli anni sono passati e quel gatto nero non le ha portato molta fortuna: prima scrittrice e maestra elementare, poi cartomante televisiva e infine gestrice di due centri massaggi che in realtà nascondevano altrettante case d’appuntamento a Guagnano e a Lecce.

La sua attività non ha avuto però vita lunga - come si legge nell’archivio di Repubblica - e la donna, ora 44enne, è stata arrestata nel dicembre 2007 insieme al suo compagno, il 29enne Pasquale Trevisi, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e di spaccio di cocaina ed eroina.

In questi giorni si è concluso il processo che ha visto la Pastorelli condannata a tre anni e quattro mesi di reclusione per sfruttamento della prostituzione ed estorsione, mentre il suo compagno è riuscito a patteggiare tre anni di carcere.
_____________________________________________________

Eccoti accontentato! [SM=g2242170]

Titti. [SM=g2242142]
Max Cava
00giovedì 28 ottobre 2010 22:39
[SM=g8890]

Una bella carriera, non c'é che dire!


[SM=g2342429]
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