Il gatto nero porta fortuna
Fortunatamente la credenza che il gatto nero porti sfortuna non è diffusa in tutto il mondo, come ho già accennato, parlando dell'Inghilterra, nella parte: le superstizioni sui gatti neri. Prima di approfondire l'argomento voglio soffermarmi sul significato del colore nero con le sue molteplici sfaccettature.
Il nero ha una duplice valenza. E' visto nella mentalità occidentale in maniera sostanzialmente negativa in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, all'ignoto. Molti personaggi negativi dei film sono vestiti di nero: i cattivi dei western, Dracula, Dart Fener, ecc... In altre culture, invece, il nero ha valenze positive. E' il colore del vuoto primordiale, del principio, dell'assoluto che racchiude le potenzialità che precedono la creazione del mondo.
Il nero è un non colore in quanto rappresenta l'assenza di ogni colore e l'assenza di luce ma anche la somma di tutti i colori e quindi è molto simile al suo opposto, cioè il bianco. (Surace).
Per le popolazioni classiche, egizi, greci e romani, il nero era visto positivamente perchè era semplicemente il colore della notte con la Luna e le stelle. Era il colore preferito di Iside e di conseguenza il gatto nero era il più sacro per gli egiziani e per i devoti di Iside. Iside, inoltre, era la dea della buona sorte e della fortuna.
Il colore nero era sacro a Iside, che portava appunto un mantello nero, ed è pertanto probabile che il gatto di quel colore fosse visto come una divina incarnazione di Iside, Artemide o Diana. In tutta l'Europa continentale era considerato il più sacro - e il più demoniaco dalla Chiesa. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 251)
Il nero è anche il colore del limo portatore di fertilità e rinnovamento, quindi diventava simbolo di rinascita e rigenerazione. Il nero era collegato alla morte anche per gli egiziani ma in senso positivo infatti era il colore dell'aldilà, dove il defunto subiva le prove e le trasformazioni che gli avrebbero conferito la vita eterna. Osiride signore dell'Oltretomba era chiamato anche "il Nero".
Il nero può essere visto anche da un altro punto di vista. Indossato esso assicura una certa inaccessibilità, una sorta di barriera che protegge l'anima. (Surace). Secondo miti celtici è il colore usato dalle streghe per la sua capacità di ostacolare e annullare il maligno e di assorbire e neutralizzare energie negative (tratto dal sito
www.deaisis.com).
Occorre fare poi una distinzione fra il nero opaco che è associato spesso a sensazioni negative (ad esempio il colore del lutto è opaco) e il nero lucido. Quest'ultimo ci trasmette sensazioni positive: è brillante, elegante, sensuale. Possiamo sicuramente affermare che il gatto nero appartiene a quest'ultima categoria, infatti, se in buona salute, ha un pelo lucidissimo che riflette la luce.
Il Galles e la Cornovaglia in Gran Bretagna sono le zone in cui il gatto di colore nero è particolarmente amato. Il gatto nero è considerato fonte di fortuna in generale ed è anche di buon auspicio per i matrimoni. Ci sono tanti detti e credenze, risalenti perlopiù al Galles ottocentesco, che lo testimoniano:
Bacia il gatto nero
E ti farà grasso;
Bacia il gatto bianco
E ti farà magro. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)
Qui addirittura è il gatto bianco con il suo aspetto spettrale a portare iella. Per una volta...
E' segno di buona fortuna se un gatto nero ed estraneo entra in casa di chicchessia.
Se un gatto nero viene perduto, mille guai capiteranno alla famiglia. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)
E' buona cosa che un gatto nero entri in casa tua: per nessuna ragione deve essere scacciato. (Donald Engels, Storia del gatto, p. 252)
Quando il gatto di casa è nero
la ragazza senza amore non resterà davvero (Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)
Non c'è da meravigliarsi se le ragazze di York si maritano così presto,
tutti sanno che cosa può fare un buon gatto nero (Donald Engels, Storia del gatto, p. 249)
Originaria del sud della Francia, ma diffusa anche in Inghilterra, è l'antica leggenda del Matagot. Il Matagot è uno spirito che prendeva la forma di un gatto randagio di colore nero e che vagava in cerca di padrone. Questo gatto poteva portare tanta fortuna ma bisognava trattarlo molto bene. La leggenda diceva che per propiziarselo bisognava offrirgli del pollo arrosto e poi farlo entrare in casa. Se il Matagot riceveva il primo boccone di cibo proveniente dalla stesso piatto del padrone ad ogni pasto, avrebbe fatto apparire delle monete d'oro ogni mattina.
In Irlanda, patria di tantissime leggende, il gatto nero è associato alla magia e al ceppo di Natale.
In Irlanda il gatto nero domestico risaliva ai miti del ceppo di Natale. Questo legno proveniva dall'albero sacro di tasso ed era molto più che un mezzo per scaldarsi le ossa; evocava le dee che un tempo regnavano nel bosco magico, insieme al gatto nero, il loro benevolo parente. Quando quel legno bruciava, veniva chiamato "legno di Maria", oltre che "legno allegro"; un'allusione alla vergine Maria, ma anche alla Madre Terra. Eroi, amanti, mendicanti e folli conoscevano il significato del legno, e così pure i medici della foresta e gli erboristi (prima donne, poi uomini) che svolgevano la loro attività mistica a tarda notte, per risanare coloro che la medicina ufficiale non riusciva a guarire.
(G. e L. Hausman, Il mio gatto è un mito, p. 71)
Nell'antica Roma il gatto nero era considerato di buon auspicio: quando moriva veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per dare un buon raccolto ed eliminare le erbe infestanti.
Dall'antica Arausio, colonia romana fondata nel primo secolo a.C., corrispondente all'odierna Orange, situata nella Francia meridionale, proveniva un ... mosaico, oggi perduto, recante a destra un gatto nero accoccolato che volgeva il muso verso lo spettatore, con un topo in bocca. Il mosaico, datato al primo impero in base a considerazioni di carattere stilistico, è la più antica raffigurazione di un gatto nero. Può darsi che l'immagine avesse un significato apotropaico, che fosse cioè volta a tenere alla larga i roditori, come pure il male e la sfortuna, dalla famiglia. In tal caso, si tratterebbe del primissimo impiego noto del gatto nero come simbolo di "buona sorte". (Donald Engels, Storia del gatto, p. 155)
Gli eserciti romani utilizzavano spesso il gatto come simbolo nelle insegne militari probabilmente come portafortuna e portavano con loro i gatti negli accampamenti per protegge i viveri ma anche le corde degli archi o i manufatti di cuoio, dai roditori. Tanti resti di felini sono stati trovati in siti militari romani.
Dai fenici in poi, i gatti sono stati una presenza immancabile sulle navi. A bordo delle navi i gatti, prevalentemente neri, erano bene accolti in tutta Europa non solo per dare la caccia ai topi nella stiva ma anche come portatori di buona sorte. Iside, infatti, era anche la dea protettrice di navi e marinai e spesso le sue immagini, in forma umana o felina, venivano messe a prua.
Iside Pelagia,... aveva intrapreso un viaggio alla volta di Byblos, per trovare i pezzi del suo sposo ucciso da Seth e, mentre cercava suo figlio Horus, aveva inventato la vela. Nel simbolismo della sua religione, tutti percorrevano il mare della vita e speravano di tornare sani e salvi, dopo aver fatto tappa in molti porti, fino quello conclusivo del riposo, simboleggiato da Alessandria e dal suo grande Faro. ... la corona che porta in capo è un faro, a indicare che era il fuoco di segnalazione e la meta di tutti coloro che intraprendevano il proprio viaggio nel mare della vita.
Le navi a vela del mondo romano portavano spesso il nome di Iside. (Donald Engels, Storia del gatto, pp. 192,193)
Il gatto era considerato dai marinai lo spirito guardiano del vascello: se rimaneva a bordo, la nave era sicura; se l'abbandonava essa era destinata al naufragio. In Gran Bretagna la tradizione popolare è piena di storie su marinai che hanno rifiutato l'imbarco perchè non c'era un gatto (meglio se nero) sull'imbarcazione. I gatti svolgevano anche un'altra funzione molto importante: erano fonte di affetto e di divertimento per i lunghi mesi trascorsi a bordo.
La presenza a bordo di gatti fu obbligatoria nella marina britannica fino al 1975. Le navi britanniche accoglievano soprattutto gatti neri come risulta da molte fotografie e dalla diffusione dei gatti di quel colore in terre remote che fungevano da stazioni baleniere. Il famoso ammiraglio inglese Horatio Nelson, quello della battaglia di Trafalgar, è stato protagonista di una straordinaria storia di salvataggio di una gatta:
Poco prima dell'ultima campagna, nei pressi della costa francese, la sua nave incappò in una tempesta e finì sugli scogli. Molti membri dell'equipaggio caddero fuori bordo e l'imbarcazione era sul punto di sfasciarsi. Il mattino seguente arrivò in soccorso una fregata che prese a bordo i sopravvissuti. Come si addice a un capitano, Nelson lasciò per ultimo la nave, e subito dopo, visibilmente agitato, chiese: "Manca qualcuno?" "Vostra eccellenza, non c'è la gatta", gli rispose un ufficiale. Allora Nelson tornò sulla nave che minacciava di affondare, trovò la gatta nella sala del timone e la portò al sicuro. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 254).
Anche le compagnie di assicurazione obbligavano a tenere a bordo gatti:
"E' indiscutibile che durante i lunghi viaggi per mare, i gatti erano necessari per combattere i ratti. Nel XV secolo, i Costumes de la mer prevedevano che l'armatore ricevesse il risarcimento delle merci danneggiate dai topi solo a condizione che a bordo ci fossero dei gatti. L'assicurazione avrebbe risarcito comunque i danni nel caso i gatti fossero morti durante la traversata." Disposizioni simili si trovano anche nella seconda metà del XVII secolo. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p.246)
La gatta nera da nave più famosa fu quella che accompagnò Robert Falcon Scott nella sfortunata spedizione al Polo Sud del 1912. Fu il primo micio a mettere piede in Antartide ma purtroppo scomparve durante una tempesta. In seguito a questo episodio tutti i membri della spedizione morirono uno a uno nel corso dell'interminabile tragitto a piedi verso il Polo Sud. I superstiziosi, naturalmente, attribuirono alla morte prematura della gatta l'esito sfortunato di quell'impresa. (Engels)
I gatti navigatori oltre che su navi da guerra, da carico e da passeggeri sono molto apprezzati anche sui pescherecci. A questo proposito i pescatori giapponesi vogliono a bordo solo gatti tutti neri o tutti bianchi o tutti marroni perchè si dice che portino fortuna.
Sarebbero dotati di poteri magici che tengono lontano il maltempo e proteggono la nave dalle anime dei naufraghi che vagano sulla schiuma delle onde. Ancora nel XX secolo, i capitani e gli armatori erano disposti a pagare quasi ogni prezzo pur di avere un gatto di quei colori. (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 257).
La professione del gatto navigatore oggi non esiste più per più cause: le navi d'acciaio (anziché di legno), l'uso di mezzi chimici per eliminare i topi e l'utilizzo dei container per immagazzinare le merci. Sono sicura però che ai marinai dispiaccia non avere più la sua compagnia a bordo. Questa è una notizia diffusa il 18/11/1981 dall'agenzia di stampa Deutsche Presse Agentur:
"Charlie, l'ultimo gatto ufficialmente registrato dalla marina britannica, è stato seppellito con tutti gli onori militari. La nave da guerra HMS Pembroke nel porto di Chatham ha abbassato le bandiere a mezz'asta e un membro dell'equipaggio ha celebrato una cerimonia funebre. Il gatto aveva un regolare passaporto e il ministero della Difesa lo pagava con vitto e alloggio. Domenica Charlie è stato investito. Tutta la Royal Navy è in lutto." (Bluhm Detlef, Impronte di gatto, p. 256).
I gatti neri erano considerati più efficaci, rispetto agli altri gatti, nel trattamento delle malattie e per proteggere dalle affezioni tutta la famiglia (Engels). Una notizia sensazionale è apparsa nel marzo del 2003:
I gatti neri vengono "riabilitati": se in passato erano ritenuti portatori di sfortuna oggi potrebbero aiutare la ricerca medica, è quanto afferma uno studio pubblicato. [sulla rivista Science ] Un'équipe di ricercatori dell'Istituto Nazionale per i Tumori del Maryland ha studiato le mutazioni genetiche che conferiscono il mantello nero a diverse specie di gatti. Alcune di queste mutazioni si trovano nei geni che, negli umani, sono legati a malattie come l'Aids. Il dottor Stephen O'Brien, Eduardo Eizirik e gli altri ricercatori hanno studiato il Dna dei felini neri non per pura curiosità ma perché convinti che spesso questi geni conferiscono all'animale maggiori protezioni contro le malattie. Altrimenti, spiegano gli scienziati, un'animale con una colorazione insolita rispetto alla sua specie non sopravviverebbe. Intervistato telefonicamente O'Brien ha spiegato: "Riuscendo a capire come facciano specie selvatiche a sviluppare una maggiore resistenza genetica alle malattie, potremmo scoprire delle nuove difese genetiche contro le malattie a favore della specie umana." Il team ha notato che un gene chiamato MC1R se presente nel DNA dei giaguari conferisce loro la colorazione nera. Se invece lo stesso gene è nel DNA di un uomo a volte dà una capigliatura rossa. Si trova in un gruppo di geni che potrebbero aver conferito ai felini una maggiore resistenza alle patologie che attaccano il sistema immunitario come l'Aids. La colorazione nera secondo gli scienziati potrebbe essere solo un aspetto secondario di questa mutazione. Il passo successivo delle ricerche consisterà nell'individuare qualunque possibile vantaggio possano offrire questi tipi di mutazioni. Secondo O'Brien questo getta una nuova luce su animali che in passato sono stati addirittura torturati da persone che li consideravano "creature demoniache".
(articolo tratto dal sito
digilander.libero.it/canilefrapiero/)