Dex, farmaco anti-ambiguità

"Dexametasone". Per gli intimi, "Dex".
E' il nome del medicinale che negli Stati Uniti sta facendo più discutere, da quando un medico newyorkese ha deciso di consigliare alle sue pazienti in gravidanza una cura prenatale a base di questo particolare ormone.
Obiettivo: prevenire i tratti mascolini nelle loro figlie femmine. Qualcuno dice anche il lesbismo.

La cura in questione viene prescritta per curare una malattia che colpisce il feto ancora in grembo.
Si chiama IAC. Questo strano nome indica la tendenza nei feti femmina malati a produrre troppi ormoni maschili, colpevoli della formazione di organi genitali interni femminili ed esterni anomali.

La Dottoressa Maria New, prima ad effettuare la prescrizione in questione, si sta difendendo da tempo dalle critiche che diversi medici le stanno muovendo contro.
Il dibattito, documentato anche da numerose interviste apparse sul Time, è aperto su due fronti.

Primo: dex è stato sperimentato poco, solamente su 26 soggetti.
Non è quindi attendibile negli effetti curativi ( tanto è vero che l'Agenzia garante degli alimenti e dei medicinali non l'ha approvato) e anzi ha già creato problemi a diverse famiglie.
Alla nascita si è scoperto che diverse bambine nate da madri che si erano sottoposte alla cura, presentavano problemi di salute di varia natura, spesso non anticipati ai genitori come possibili effetti della cura.
Risolto un problema, creato un altro. Magari anche più grave.

Secondo: una squadra di ricercatori ha messo in relazione l’intento terapeutico del Dexametasone col lesbismo.
L’accusa parte dal presupposto che oltre l’anomalia fisica della malattia, la New e i suoi sostenitori vogliano eliminare anche l'indecisione nell'orientamento sessuale in età adulta, dovuto all’ambiguità dei propri organi genitali.
Per la New, invece, questo trattamento eviterebbe ai genitori e alla bambina operazioni chirurgiche e malesseri psicologici.
La polemica rimane aperta.
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Che dire...?

Titti.