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Finalmente Anima Cafè ha ripreso la propria fisionomia.

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2011 23:09
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22/10/2011 01:11
 
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Santa Maria Giovanna di Gesù nel 1721 vide l’eterno padre che le faceva dono del suo unigenito figlio Gesù affinché fosse tutto suo e si deliziasse con lui. Turbata la mente dallo istinto sessuale, gridava: “Datemi il vostro amore, Sposo mio!” e lo supplicava che la facesse tutta sua. […]. Gesù volle farle assaggiare delizie grandissime e la Santa racconta: “…In tale chiamata mi strinse nel suo divino seno, dimostrandomi un’intima intrinsechezza d’amorosissimo sposo che non riuscivi più a distaccarmi da lui…”. […]. La sua anima ed il suo corpo erano tenuti dallo sposo divino in un abbraccio poderoso tenendola in quella situazione tutta la giornata […]. Gli atti virili di Cristo davano alla Santa la suprema gioia dell’amore mistico; essa si contraeva violentemente nella vertigine ed il respiro le veniva a mancare, la languidezza di amore le dava le dolcezze della divinità sollecita al suo affetto. Intanto,l’esaurimento nervoso faceva passi giganteschi in questo onanismo sacro. La serva di Dio Eleonora Ramirez Montalvo nel dicembre 1640 mentre stava tutta nuda nella cella com’era suo costume, per penitenza, prima di coricarsi. Le comparve Gesù, sorridente e nudo […], e con soavi abbracciamenti temprò la gran sete di amore della Santa. La chimò sorella, figlia, diletta sposa. Nella profondità del mistero d’amore, la Santa passo quella notte e molte altre negli amplessi di Gesù. La neurastenia poi la colse con dolori fortissimi come spine che si conficcavano nella sua testa, le spinte dello sposo divino! […]. Santa Lutgarda, in una notte del 1182, rimasta sola nella chiesa, mentre baciava i piedi del crocifisso questo diventò di carne e, schiodato un braccio dalla croce, l’abbracciò, la strinse dolcemente al seno e le fece succhiare il dolce sangue che sgorgava dal costato piagato. […]. Santa Brigida in una sera del 1302 fu sposata da Gesù e la vergine le disse: “Il figlio mio ti ama d’infinito amore, amalo anche tu perfettamente, preparati a ricevere il tuo sposo che tanto ti ama” Ed ecco arriva, in una nube lucida e bianca, Gesù lo sposo divino che le dice: “Io ti ho eletta per mia sposa per manifestarti i miei ineffabili segreti”. E Gesù comunicò a Brigida gli ineffabili segreti d’amore degli amplessi mistici nella solitudine benigna della cella. […]…» (10) D’altra parte, non mancano “mistici” che riescono persino a riprodurre, stigmatizzate sul proprio corpo, le lesioni che sarebbero state inferte alla “divinità umanizzata”, ispirandosi, ingenuamente, ai modelli offerti dall’iconografia dell’arte sacra, e non secondo la realtà storica, come ampiamente documentato nell’Art. XIX.

NOTE (1) Il termine “mistico” deriva dal sostantivo greco ”

mustikov

” (”occulto”, “nascosto”, “misterioso”, ecc.). Quindi, l’uso di questo termine non tardò ad essere usato per indicare l’individuo che si abbandona a sensazioni ed a comportamenti interpretabili come vissuti esperenziali di fusione con l’occulto, con il trascendente, con il divino per cui il correlativo termine “misticismo” è comunemente usato per indicare la fusione dell’umano con il divino implicanti, oltre l’”ascesi” e l’”estasi”, anche il relegarsi all’umiltà, alla solitudine, alla mortificazione ed alla meditazione, fino all’autodeterminarsi fenomeni dispercettivi (illusori ed allucinatori) e ad avere la convinzione illusoria di essere posseduti da Dio (”delirio-mistico-religioso”). Si configura, così, un vero e proprio “stato teopatico” nel senso di Delacroix (1932) (cfr. Delacroix H.: «Le grande mystiques chrétiens», Paris, 1932) oppure, se di minore intensità, una “nevrosi mistica dovuta a delirio d’immaginazione” nel senso di Dupré e Logre (cfr. Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination», L’Encéphale, 6, 209, 1911 e Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination. Mythomanie délirante», L’Encéphale, 6, 338, 1911). Pertanto, ormai si ritiene che il “misticismo”, a seconda dell’entità delle relativa manifestazioni fisiche (cfr. Tedeschi M.: «Fenomeni fisici del misticismo», Roma, 1962) può essere espressione di lievi disarmonie psichiche, di più o meno gravi anomalie della sfera affettivo-emotiva, di particolari psicopatie della sessualità, fino a veri e propri stati psicotici. (2) I “demoni” con orrende ali membranose di pipistrello compaiono nell’iconografia sacra dal XII secolo in poi, come evidenziato da Baltrusaïtis (1955) (cfr. Baltrusaïtis J.: «Le Moyen Age fantastique, Antiquités et exotismes dans l’art gothique», Paris, 1955), per il seguente motivo così riassunto da Teyssedre (1985): «…Fin dall’antichità, la rappresentazione delle ali a membrana aveva avuto un’evoluzione continua nell’arte cinese, ma in un ambito chiuso. Improvvisamente, nel XIII secolo, è stato adottato dall’Occidente che fino allora aveva conosciuto solo demoni apteri o dotati di ali d’uccello come gli angeli; questo trasferimento dalla Cina in Europa si è effettuato per la mediazione dei conquistatori mongoli, eredi di Gengis Khan…» (Cfr. Teyssedre B.: «Le Diable et l’Enfer au temps de Jesus», Paris, 1985). (3) Cfr. Milano N.: «Psicologia del misticismo. La psicopatia sessuale dei religiosi», Napoli, 1914. (4) Cfr. Allegri R.: «Padre Pio. L’uomo della speranza», Milano, 1984. (5) Fra i casi maschili descritti da Milano (1914) si ricordano i seguenti: «…Nel 1674. San Giovanni Giuseppe Della Croce si flagellava, portava sandali trapuntati da chiodini, sul petto una croce con cinque ordini di pungenti ferri. Gli compariva la Vergine che si tratteneva con lui in amorosi colloqui e, dopo le vive flagellazioni, gli porgeva tra le braccia il bambino Gesù. San Casimiro (1478) era innamorato di Maria […]. La Vergine accettava gli omaggi e passava le notti con lui. Casimiro le fu fedele e finì di esaurimento nervoso a venticinque anni. San Vincenzo Ferreri (1337) nel suo trattato della vita spirituale raccomanda le giaculatorie fervorose per mantenere intatto il fiore della verginità. Una donna voleva peccare con lui, ma Vincenzo fuggì in convento […]. Nella insonnia Maria gli dava del tu, lo consolava ed ammirava l’atteggiamento del santo tormentato dallo smarrimento sessuale. […]. San Filippo Benizzi nel 1253, dopo che sacrificò alla Vergine tutte le sue contorsioni sessuali, la vide su un cocchio, tutto fiammante di oro e di gemme con una schiera di angeli […]. Sant’Andrea di Avellino (1541) volle imitare la purezza verginale di Maria: piagava il proprio corpo, digiunava e vegliava adorando Maria. Una donna volle sedurlo, ma egli fuggì nel convento ed adorò Maria disperdendo in convulsioni la frenesia dello amplesso inibito. Il beato Bernardo da Corleone nel 1625 digiunava tutti i venerdì in onore di Maria Vergine ed offri a lei la rinunzia sessuale della carne e dello spirito, […] non guardava in faccia le donne e avvertiva i religiosi più giovani di lui con le seguenti parole: “Fuggite l’aspetto delle donne poiché in una aperta di mano fanno crollare le colonne di santa chiesa”. Per domare il suo priapismo si batteva sette volte al giorno con una grossa palla di cera attaccata ad una corda e tutta armata all’intorno con pezzetti di vetro rendendo più dolorose le piaghe con un emoimpiastro fatto di sego misto a sale. Era divenuto sensibile ad ogni minimo stimolo sessuale ed una volta, toccato per sbaglio da una vecchia, ne ebbe talmente eccitato il priapo da dover restare quindici giorni in ritiro spirituale per poter ritornare all’antica serenità. […]. Offriva a Maria vergine i suoi sforzi per domare l’istinto sessuale. Il servo di Dio Umile da Biusignano nel 1604 […] insinuava a tutti la necessità di essere devoti di Maria, di invocarla sempre con affetto e di seguire gli ammaestramenti di lei che volle essere vergine. Egli si cingeva i lombi con una catena di ferro, armata di punte, per ricordare a se stesso di essere nemico di Venere. La Vergine gli compariva spesso e si tratteneva con lui in amorose conversazioni in una grotticella, sita nel giardino del convento di Bisignano, alla quale egli aveva dato il nome di “paradiso terrestre”. San Giovanni di Dio nel 1530 riceveva frequenti visite da Mara Vergine che gli asciugava persino il sudore e gli poneva sulla testa una corona di spine, intessuta da lei, per procurargli le stesse sofferenze che provò Gesù. San Pasquale Baylon nel 1560 dovette difendere la sua verginità da una donna di grande bellezza che glirivelò l’indomabile passione per lui e che, nella ebrezza della sua passione, tentò di annebbiare il verginale candore del santo; ma, Pasquale fuggì da lei. Quindi si cinse i lombi con una catena di ferro a triplice giro, si cibò di pane nero e duro, di rifiuti di erbe e radici, di frutte già vizze e, così, vinse l’impulso sessuale ed udì la voce della Vergine che lo rincuorava. […]. San Stanislao Kosta (1565) fuggiva le donne, era dedito alla flagellazione, ascoltava la messa due volte al giorno, digiunava e passava le notti in preghiere dirette a Maria. Nella cieca agitazione dell’appetito sessuale egli spasimava,ansava, si sentiva avvampare tutto e poi sveniva ai piedi del simulacro della Vergine: ed essa venne, una notte nella sua cella, a consolarlo e gli pose sul letto il bambino Gesù e, mentre si scambiavano vezzi e carezze in deliziosi divini abbracci, il corpo del bambino Gesù diffondeva celesti profumi. San Giuseppe da Copertino (1642) era preso dallo spasimo dell’amore per la Vergine. singhiozzava, si percuoteva le anche con la flagellazione, digiunava e gridava “Oh amore! Oh amore!”. […]. Egli si levò a volo per l’aria, mosso dalla frenesia di abbracciare e baciare i piedi di Maria per i quali aveva una speciale devozione,. Nel cenobio di Montevecchio scoprì in un agnellino la persona di Gesù: tremando lo baciò, se lo strinse al seno e stette più di due ore a pregare ed a vagheggiare questo agnello divino. Nel 1580 si rese famoso San Luigi Gonzaga che sfuggiva le donne e non le guardava mai in faccia perché gli suscitavano idee contrarie alla verginità;. Ma, godeva nel torturarsi, nel domare le concupiscenze carnali col dormire a terra e con le speronate. Guardava solamente la statua di Maria e le offriva in tributo il domato eretismo del priapo, Morì giovanissimo (a 23 anni) consunto dall’onanismo. Dieci giovanetti, che vollero imitare la verginità, morirono in età giovanissima e furono santificati dalla chiesa: è notevole fra essi Giovanni Berchmans che ebbe la vera ossessione del peccato sessuale e non si toccava mai gli organi genitali per nessun motivo, volle essere più vergine di San Luigi Gonsaga e mori a 17 anni. La storia di santi che furono vittime della verginità potrebbe continuare: non vi è che l’imbarazzo della scelta!…» (cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914). (6) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914. (7) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914. (8) Santa Caterina da Siena (1347-1380) è stata dichiarata “compatrona d’Italia” da Pio XII nel 1942 e “dottore della Chiesa” da Paolo VI nel 1970, nonostante fosse stata palesamente “megalomane vanagloriosa” (Fig. 10) e talmente pervertita da bere il pus spremuto dalle piaghe infette (Fig. 11) e da godere voluttuosamente abbandonandosi in fantasie di sangue, come attestano i seguenti passi tratti dalle sue lettere: «…Voglio spandere il sangue mio per lo dolce sposo Gesù […], che egli ci guidi a sbranare e a macellare li corpi nostri […]. Annegatevi nel sangue di Cristo crocefisso e bagnatevi nel sangue e saziatevi del sangue e vestitevi di sangue […]. Nascondetevi nelle piaghe del Cristo crocefisso, annegatevi nel sangue di Cristo […] ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo [(Fig. 13)] e dalla carne sua trarremo il latte che nutrisce l’anima nostra […]. Inebriatevi del sangue e saziatevi del sangue […] mi voglio vestire di sangue e spogliarmi di ogni vestimento […] Gesù, sangue, fuoco, inestimabile amore! […]. Or godiamo […]. Nascondiamoci nella caverna del costato di Cristo crocefisso, dove si trova l’abbondanza del sangue…» (cfr. Dupré Theseider E.: «Epistolario di Santa Caterina», Roma, 1940 e “Lettere di santa Caterina da Siena” raccolte da Colombo M. in «Vestitivi di sangue, Lettere ai fedeli di Caterina da Siena», Milano, 1991)! (9) Cfr. Deschner K.: «Das Kreuz mit der Kirke. Eine Sexualgeschichte des Christentums», München, 1989). (10) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.


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“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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