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Finalmente Anima Cafè ha ripreso la propria fisionomia.

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2011 23:09
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22/10/2011 01:05
 
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Così, esausta di adorazione, Teresa creava dentro di sé il misticismo amoroso e le convulsioni paragonabili, per la gravità, solamente ai sintomi parasifilitici…»; «…Santa Maria Maddalena (1556-1607) [(Fig. 6)], carmelitana fiorentina, […] si agitava fra le spine [(Fig. 7)], si faceva gocciolare cera bollente sulla cute, si lasciava insultare, calpestare il viso e frustare, ed andava in visibilio quando tutto ciò accadeva in presenza della priora […], esempio classico di una flagellante ascetica [(Fig. 8)], pervertita sessuale [affetta da “parafilia masochistica”, secondo la nomenclatura moderna] […], [continuamente invano “tentata” dai “demoni”, specialmente ad assumere cibi (Fg. 9) in quanto era anoressica e, come lei stessa asserisce «…il 26 aprile 1685 gli si presentò Gesù tutto luminoso e splendente e la sposò. Erano testimoni Sant’Agostino e Santa Caterina da Siena e Gesù le disse: “vieni, sposa mia, riposo e stimolo del mio spirito” ed essa gli rispose “Ecce venio, venio”. Gesù la tenne tra gli amplessi fino alla mattina. Il possesso di Gesù la esaltava, si cingeva con una fascia irta di grossi chiodi e sigettava a giacere sulle spine. Ma, passate le notti insonni, si produsse in lei una grave malattia finché fu vista scossa da un sussulto mistico, con le vene del collo gonfie e con voce compressa, dire: “Muoio, muoio soffocata!”…» (6)]. La salesiana francese Marguerite Marie Alacoque (1647-1690) [internata in convento a soli 8 anni, a 15 anni comincia a ritenersi “fidanzata con Gesù” e riferisce. Persino, che un giorno Gesù gli si mise sopra con tutto il suo peso e che alle sue proteste rispose: “Lascia che ti usi a mio piacere perché ogni cosa fa fatta a suo tempo. Adesso io voglio che tu sia l’oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà, senza resistenza da parte tua, in modo che io possa godere di te” (tipico coito ideogeno da repressione sessuale!)] si incise il monogramma di Gesù sul petto, e quando la ferita guariva troppo in fretta, la bruciava di nuovo con una candela. A volte beveva soltanto l’acqua uscita nel lavaggio dei panni, mangiava pane ammuffito, verdura marcia, puliva con la lingua il vomito dei pazienti, e nell’autobiografia descrive la felicità provata riempiendosi la bocca delle feci d’un uomo che soffriva di diarrea [inoltre, come lei stessa riferisce: “…Una volta che avevo dimostrato una certa ritrosia nel servire una malata di dissenteria, Gesù mi rimproverò così severamente che, per riparare, mi riempii la bocca dei suoi escrementi e li avrei ingurgitati se la Regola non avesse proibito di mangiare fuori dei pasti…”!]. Per simile coprofeticismo però di notte doveva baciare a lungo il cuore di Gesù, che teneva a portata di mano [d’altra parte si apprende che «…nel luglio 1667 fu visitata nella cella da Gesù che, dopo averla abbracciata, le poggiò il capo sul seno e le dichiarò il suo amore; poi si tolse il cuore dal petto e, dopo averlo fatto arrostire in una fornace ardente, glielo ripose e disse: “Prendi, o mia diletta, un pegno prezioso dell’amor mio che fino all’ultimo istante ti consumi…”. La Santa, dopo aver consumato le delizie del puro amore di Gesù, vede lo sposo divino in una fornace con due cuori che ardevano: il suo e quello del religioso padre Colombini. La voce divina disse: “Così unisce il santo amor mio questi tre cuori per sempre”. Nel cuore della Santa l’amore di Gesù si allea a quello per il suo confessore, padre Colombini…» (7)]. Papa Pio IX la fece santa nel 1864! […]. Caterina da Genova (1447-1510) strappava e masticava la sporcizia degli abiti dei poveri, inghiottendo sterco e pidocchi: fu canonizzata nel 1737. Sant’Angela da Foligno (1248-1309) sorseggiava l’acqua dei lavacri dei lebbrosi [dalla sua biografia si rileva che durante le crisi estatiche avvertiva le seguenti sensazioni: “…era come se fossi posseduta da uno strumento che mi penetrava e si ritirava strappandomi la carne […]. Venivo riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile […]. Le mie membra di frantumavano e si rompevano di desiderio mentre languivo […]. Quando poi rinvenivo da questi rapimenti d’amore mi sentivo così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni…” (tipica sensazione post-orgasmica!)]. […]. Il mistico succedaneo sessuale delle suore fu Gesù […], poiché esse venivano consacrate come sue “spose” […]. Le “sponsae Christi” e le “copulatae Christo” […] concedevano allo sposo celeste non soltanto l’anima […], ma anche il corpo. […]. Reprimendo il loro istinto materno e sessuale, le suore si trastullavano entusiaste col bambino Gesù […]. [Ad esempio] Margareta Ebner (1291-1351), una domenicana bavarese, che portava con sé un Gesù in legno dentro una culla, sente la sua voce: “Se non mi allatti, mi toglierò dalla tua vista, poiché mi ami sopra ogni cosa”. Margareta, obbediente, accosta la statuetta al seno nudo, provando un grandissimo piacere. Ma Gesù non si accontenta, diventa invadente, le appare anche in sogno, così che lei gli rivolge la parola dicendo “Perché non fai l’educato e non mi lasci dormire?” e il bambino: “Non voglio lasciarti dormire, devi prendermi con te”. “Allora piena di desideri e di gioie lo tolsi dalla culla e me lo misi in grembo. Era davvero un bambino vivace; io gli dissi: Baciami, così voglio dimenticare che mi hai privato del riposo!. Allora mi prese con le sue braccia, me le mise al collo e mi baciò; quindi chiesi di sapere da lui qualcosa intorno alla sua santa circoncisione”. È una tematica che occupa con insistenza quasi tutte le spose di Dio. […]. Santa Caterina da Siena (1347-1380) [(8)], che strillando si rotolava per terra e chiedeva con insistenza gli “abbracci” del suo “dolcissimo ed amatissimo” Gesù [(Fig. 12)], aveva al dito il suo bel prepuzio invisibile, regalatole da Lui in persona [!!]. Il confessore di Caterina ci racconta con gran pudore che ella gli aveva confessato di vedere sempre l’anello, anzi, che non c’era momento che non lo vedesse. E quando anche il dito di Caterina divenne a sua volta reliquia diverse persone devote che pregavano lì davanti scorsero l’anello, quantunque invisibile per gli altri. Ancora nel 1874 esso mandava in sollucchero anche le due giovani stigmatizzate Célestine Fenouil e Marie- Julie Jahenny; Quattordici uomini lo videro gonfiarsi al dito di quest’ultima e diventare rosso sotto la pelle; il loro vescovo era al colmo dell’entusiasmo [!]. […]. Ma che cosa è tutto ciò paragonato all’esperienza prepuziale della suora Agnes Blannbekin, morta a Vienna nel 1715, le cui rivelazioni restano documentate dal benedettino austriaco Perez!? Costui narra che la Blannbekin fin dalla giovinezza aveva dolorosamente pianto per la parte [cioè il prepuzio] una volta perduta dal giovanissimo Gesù. Essa era sempre solita “compiangere profondamente nella solennità della circoncisione la perdita di sangue che il Cristo aveva dovuto subire così presto all’inizio della sua fanciullezza” […]. Subito dopo aver ricevuto la comunione la pellicina del pene del Signore si trovava letteralmente sulla sua lingua; “Così compiangendo e commisurando Cristo ? tramanda l’informatissimo Perez ? cominciò a riflettere su dove si trovasse il prepuzio; ed ecco, sentì subito sulla lingua una minuscola pellicina, uguale a quella di un uovo, ripiena di grandissima dolcezza, ed essa la inghiottì Ma l’aveva appena ingoiata che la sentì nuovamente con la sua dolcezza sulla lingua, e la ingurgitò di nuovo. E lo fece più di cento volte […] E le venne rivelato che il prepuzio era resuscitato insieme al Signore il giorno della resurrezione. Era talmente grande la dolcezza provata nell’inghiottire tale pellicina, che provò per tutte le membra e tutti i muscoli una dolcissima trasformazione”. Il fondamento libidinoso di tutto codesto circo d’amore con Gesù, Vergine, Prepuzio, Capezzoli, Fallo e Latte materno potrebbe mai essere più evidente? Se si pone da un canto l’aspetto meramente letterario, non c’è nessuna differenza rilevante fra una mistica “autentica” ed una “inautentica”, una elevata ad una bassa mistica, fra mistica e misticismo; dappertutto appare la “neutralità” nel “soprannaturale”, la “sessualità” nella “spiritualità”, l’Eros nell’Agape, differenti certo nella manifestazione esterna, ma non nella sostanza: sia che si strilli il nome di Gesù rotolandosi al suolo sia che ci si masturbi col Crocifisso, si tratta in ogni caso semplicemente di surrogati di un’istintualità tenacemente repressa…» (9), «…Suor Maria Villani (1616) asseriva di essere stata presa in sposa da Gesù con il permesso della Vergine […]. Gesù la stringeva forte tra le sue braccia di sposo legittimo. Nell’ultima domenica di carnevale del 1621 […] Gesù va a trovare la santa donna e le dice che le avrebbe fatto godere le delizie d’amore […]. Essa fu stancata dagli amplessi di Gesù, dalle sensazioni squisitamente voluttuose che le davano i toccamenti delle dita divine e deliziosamente gridava: “Amor mio non più, Signor Dio mio, non posso più perché moro di amore!”. Santa Caterina da Bologna nella notte di Natale del 1435, dopo molte preghiere, in sulla mezza notte, vide la Vergine che le diede il suo divino figluolo. Lei l’abbraccio e “fu liquefatta di amore: la consolazione durò tredici minuti. Mentre, con tale divino abbraccio attingeva la santità, fu colta dal flusso mestruale e, anelante, gridava: “Gesù mi vorrei svenare per te!”. L’amore che non genera le dava voluttà sovrumane. […]. Santa Veronica Giuliani la notte di Natale del 1727 […]. Vide il bambino Gesù di cera diventare di carne e crescere fino a diventare adulto. Quindi, le tolste il cuore dal petto, lo sostituì col suo e le comunicò le cinque piaghe […]; Gesù passo la notte fra gli amplessi di Santa Veronica. La mattina Veronica gridava: “Dove siete, mio sposo, senza voi non posso stare, ricordatevi che sono vostra, venite! venite! Nulla altro io voglio che il vostro amore”. Dopo queste voluttà divine la Santa ebbe dolori fortissimi al capo e cadde svenuta al suolo. […].

continua...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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