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Finalmente Anima Cafè ha ripreso la propria fisionomia.

Ultimo Aggiornamento: 23/10/2011 23:09
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22/10/2011 01:03
 
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Re: Re: Re: ora i topic sono tutti pro-dio
Cristianalibera, 21/10/2011 11.07:



E per forsa mo che te la sei squalgliato tu! [SM=g8496]





Se non me ne andavo ti mangiavo viva.

E cruda.

Ma ti rileggi mai, le vedi le risposte del caxxo che dai?

E' troppo evidente che punti solo a prenderti la ragione, in realta' fregandotene dei vari argomenti che vengono discussi.

Ultimo esempio dove dico di consigliare uno psicologo a quella tua amica, invece di contribuire a riempirle la testa di puttanate religiose se non addirittura settarie.

Dici che siccome dallo psicologo vanno anche i non credenti la cosa non ha molto senso (immonda caxxata per tanti motivi che non sto ad elencare perche' non li capiresti).

INVECE NO, e' materia psichiatrica fin dagli inizi del '900:


«…l’idea religiosa determina l’evoluzione regressiva della personalità…» Emile Murisier (1899)

«…Il misticismo teologico deturpa lo spirito […], con l’ignoranza, con la paura, con le superstizioni, con le ammirazioni per le estasi isteriche dei santi e con le lunghe pratiche dei rituali religiosi, rende lo spirito inetto a recare il contributo per il miglioramento della società. […]. Il misticismo riempie la psiche di frenesia e con veemenza […] la trasporta lontana dalla vita sociale e dai sentimenti di solidarietà; impedisce la formazione della volontà umana e produce un graduale decadimento psichico fino al delirio […]. Contro il morbo del misticismo bisogna agire con i metodi della medicina scientifica…» Nicola Milano (1914)



«…l’esagerazione del sentimento religioso sociale porta al fanatismo, l’esagerazione del sentimento religioso individuale porta al distacco e all’indifferenza. Il misticismo è dunque una malattia…» Roger Bastide (1931)

Si ritiene opportuno esaminare le manifestazioni esternate da quegli individui, convenzionalmente indicati come “mistici” (1), in quanto è chiaramente documentata l’univocità patogenetica di tali manifestazioni con quelle esternate dai cosiddetti “indemoniati” tanto che nell’ambito del “sacro” colpisce persino la notevole analogia tra le immagini degli “angeli” e quelle dei “diavoli”: sia gli uni che gli altri sono degli inviati speciali al servizio della suprema divinità e sia gli uni che gli altri sono forniti di ali, anche se stupende quelle dei primi ed orrende quelle dei secondi (2) , sebbene con la differenza che i “mistici” “lottano” contro il “demonio” tentatore, riuscendo ad evitare di esserne “posseduti”.
A riguardo si ricordano due casi esemplari costituiti dalle insidiose tentazioni diaboliche subite da Sant’Antonio eremita e dalle violente aggressioni diaboliche subite da Padre Pio di Pietrelcina in pieno secolo XX: «…Verso il 251 [d. C.], Sant’Antonio eremita viveva sulle montagne della Tebaide, in penitenza […]: aveva fatto il voto di castità assoluta e voleva mantenerlo in una rassegnata tristezza; spirito contemplativo, consacrava se stesso alla adorazione di Gesù e la sua coscienza diveniva un oceano di profonde onde mistiche che gli davano l’ebrezza della lotta contro il demone della carnalità. Satana intanto con sagacia fecondava i pensieri lascivi […]: gli apparve con l’aspetto di femmina formosa ed invitante, Antonio era seduto a terra in un angolo della cella, immobile sotto la violenza della concupiscenza che si sviluppava dalla femmina sussultante al desiderio dell’amplesso, nella libidine invincibile. Antonio meditò su Cristo, torturato e crocefisso per l’umanità, e vinse la voluttà che gli invadeva i nervi ed il cervello. Satana incominciò con la titillazione ad eccitarlo alla venere solitaria [cioè, alla masturbazione]; a distoglierlo dalla preghiera; a fargli diventare rosso il viso con le oscene immagini, riproducenti chimeriche e voluttuose carezze d’amore [un vero e proprio film pornografico allucinatorio!].
Ma Antonio con nobiltà ed intelligenza castigo il suo corpo con la flagellazione [!!], digiunò e pregò: così armato vinse. Mangiava pane con sale e dormiva sulla nuda terra: affermava che quanto più si debilita il corpo col sopprimere la voluttà, tanto più si rafforza l’anima. Satana voleva vincere Antonio e, conoscendo quali fossero i pervertimenti sessuali di quel tempo, gli inviò nella cella un faniulletto. Questo era bellissimo e formosissimo, e, secondo l’uso, castrato fin dalla nascita [cosa impossibile nella realtà non allucinatoria, poiché alla nascita i testicoli non sono ancora scesi nello scroto!] in quanto, assumendo forme femminee e voluttuose movenze, servisse meglio al mal costume. Il fanciulletto gli si gettò addosso e gli suggerì la voluttà della mollizia, e con la titillazione cercava di eccitarlo alla fornicazione asessuale in vaso indebito [cioè, nell’ano]. Antonio invocò grazia e forza dal Signore, pregò, col flagello s’inflisse tali piaghe [da esperto masochista] che per il dolore cadde a terra. […]. Si rimise in ginocchioni e gridò ai demoni: “Io sono Antonio, niente mi allontana dall’amore di Cristo, non temo voi e le vostre battiture!”. […]. Non mancarono ad Antonio le visioni di bestie feroci che assalgono frequentemente gli affetti da delirio erotico. I Diavoli, di notte e con strepitio, aprirono le pareti della cella e si mutarono in leoni, in orsi, in pantere, in leopardi, in tori infuriati, in serpenti, in scorpioni, in lupi […]. Ma, Antonio, avendo vinto nella lotta, vide una gran luce discendere dal cielo sino a lui…» (3); «…In paese sapevano delle lotte che ogni notte Il Padre [Pio da Pietrelcina] sosteneva con Satana. A volte, il fracasso di ciò che accadeva nella [sua] stanza era così forte da essere udito anche da molto lontano. A notte alta, i vicini erano costretti ad uscire da casa, spaventati per ciò che stava succedendo. Al mattino la mamma di Padre Pio trovava la camera del figlio a soqquadro: il materasso, le sedie, il letto, tutto era rovesciato. Il Padre aveva il corpo pieno di lividi per le botte [che, naturalmente, si era autoinferte]…» (4) e Padre Pio da Pietrelcina stesso, in alcune lettere scritte al suo “padre spirituale”, dichiara: «…Quanta guerra mi muove Satana! […]. Quel cosaccio, da verso le 10 che mi misi a letto fino alle 5 della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente: credevo che quella fosse l’ultima notte della mia esistenza […]. Quei cosacci [i demoni] mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi, minacciandomi che me l’avrebbero fatta pagare. […]. Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso. […]. Ormai sono passati 22 giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo è tutto ammaccato per le tante percosse. […]. Questi cosacci non cessano di percuotermi, di perseguitarmi e di sbalzarmi dal letto, giungendo persino a togliermi la camicia e percuotermi in tale stato…». Tuttavia, i “mistici”, mentre “lottano” contro il “demonio” tentatore, riuscendo ad evitare di esserne “posseduti”, si lasciano possedere con voluttà dalla “divinità”, abbandonandosi in atteggiamenti estatici (Fig. 4-5), spesso riuscendo a rievocare masochisticamente su se stessi le sofferenze, come immaginano siano state “patite” dalla “divinità umanizzata”. In tal senso, pur non mancando numerosi esempi maschili (5), sono più numerosi gli esempi femminili di cui se ne riportano alcuni casi tra i più emblematici. Santa Teresa d’Avila (1515-1582), fatta entrare giovanissima in monastero dal padre per salvaguardarla dal suo abbandono “con iscompigliata leggerezza ad un secreto amore, trascinata dalle perfide suggestioni di un parente, che avrebbe potuto perderla” con le seguenti conseguenze: «…La mortificazione dei sensi e delle gioie della vita gli determinano i tipici effetti della loro repressione. Nella coscienza confusa dell’istinto sessuale che si espande, Teresa crea il simbolo luminoso dell’amore in un’immagine di sovrana bellezza ieratica: vede Gesù che ha alla sua destra padre Graziano, un uomo membruto e carezzevole, […]. Teresa scrive: “il divino maestro afferrò la mano destra di ambedue [cioè di lei e di Graziano] e le strinse unite alla sua dicendo: Ecco il padre che tu devi tenere in luogo mio, […] Tutto questo mi ha lasciato una quiete di spirito così dolce che ne stupisco e sento che questa è la volontà del Signore e non del demonio […], pare all’anima mia di restare sospesa in quelle divine braccia, appoggiata a quel divino costato a quelle poppe divine e non sa fare altro che godere cibata con quel latte divino, col quale la va cibando lo sposo e, migliorandola [l’anima] per poterla accarezzare […]. Questo latte divino nutre, aumenta e fortifica le virtù eroiche, questo amore dolce è quello che Dio dà […], dopo del bacio l’anima viene a queste poppe […].
Dalla soavità che l’anima riceve da queste divine poppe, vengono a volte svenimenti e si rimane sospesa e rapita […]”. Teresa battezza Graziano col nome di Eliseo e lo vede tanto simile a Gesù da descriverlo così: “Vidi il mio Eliseo risplendente di una bellezza incomparabile con in capo una corona tutta formata di ricchissimi diamanti ed una numerosa schiera di vergini andavano innanzi a lui cantando inni di lode al Signore. Mi sforzavo di spalancare gli occhi per distrarmi da quello spettacolo, ma indarno [= invano] […]. Mentre mi beavo di quella musica ed osservavo che non vi era altro uomo che il padre Graziano, il Signore mi disse: Egli è ben degno di stare in mezzo a tutte queste vergini […]. Il frutto che ne trassi fu un maggior affetto per il mio Eliseo […], pregando un giorno il Signore, dopo la comunione, con tutto il fervore del mio cuore, che non volesse privarmi del caro padre dopo avermelo dato egli stesso, l’adorabile Redentore mi disse: Non temere! […]”. […]. L’amore compresso dalle immagini mistiche […] le dava le convulsioni ovariche. L’istinto sessuale, represso dalla meditazione e dalla regola monastica, genera fantasmi smisurati. Teresa si rivolge a Gesù con un rigurgito di affetti e di gonfia concupiscenza e, resa serva dalla passione, scrive così della sua anima: “…Essa sente vivissimamente tali trasporti amorosi e vorrebbe frenarli, ma talora sono così violenti che deve per forza sfogarsi in parole di accesissimo affetto ed è costretta ad esclamare: O vita della mia vita, o mio dolce pascolo e mio ristoro! Ed altri simili sospiri di amore. Ciò accade quando dal seno immenso del suo amore Dio fa scaturire in copia il latte delle celesti consolazioni che infonde nuova vita nelle potenze dell’anima e nei sensi del corpo […]”. Teresa, col ventre pallido e contratto, si contorce nella sua cella in una solitaria estasi, dedicata al Signore Gesù Cristo; il delirio erotico trascina la sua anima alle accese parole di amore, violenza sacra alla verginità morale. L’orgasmo fisico venereo le dilata i vasi sanguigni, sotto i baci celesti di Gesù, in una sofferenza strana che termina solamente quando scaturisce il latte delle celesti consolazioni […] e scrive: “Talora il corpo non si riconosce più, si sente scorrere per le vene quella forza misteriosa onde Dio riempie l’anima quando, fattala entrare nella sua cella secreta, l’inebria del vino del suo amore. Il corpo sente la novella vita, che gli viene da quel centro, come sente l’effetto del vino che gli ingagliardisce le membra”. […]. Nel silenzio claustrale, notturno, ella sente la nuova forza dell’amplesso umido di Gesù il quale bagna il suo corpo di rugiada celeste che descrive così: “Lo sposo divino fa godere in un istante tutta la bellezza, tutta la gloria del paradiso in una maniera così ineffabile che non c’è altro gusto spirituale che gli rassomigli. […]. Alcune volte mi fa tanto uscire di me l’amore che non mene accorgo, se non facessi con tutto il mio senno dei lamenti amorosi […]. Una volta mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale, era bellissimo, ed io vedevo nella sua mano un lungo dardo d’oro con all’estremità una punta di fuoco [(Fig. 4)]. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio […]. Il dolore della ferita era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio, che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi [tipica espressione di “parafilia masochistica”], non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa…”. Teresa, dopo queste continue apparizioni, che si dileguavano, soffriva di nevrosi cardiaca […] le funzioni di moglie di Gesù gli davano l’angoscia. A riguardo così scrive “Per l’addietro il dolore non era tanto intenso […] e nel pieno uso dei miei sensi mi costringeva a sfogarmi in grida acutissime, senza potermi frenare. Poi il dolore, fattosi più acuto, mi pare che trafigga da banda a banda il mio cuore […]”. La passione per lo sposo divino squassava il suo corpo per la scarica anormale dell’istinto sessuale, ed ella si sentiva trafiggere ed istupidire dall’amplesso, mancato e desiderato di compiere con un uomo di questa terra. […].

continua...















“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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